giovedì 5 maggio 2011

Il "senso" dello zucchero di canna



Rincontrarti in un caffè per non sentire il tuo odore, coperto da quello di tazzine fumanti e impazienti di esser svuotate.

Ricordare le tue abitudini, quando commenti la mia mania di bagnare di caffè il bordo della tazzina prima di berlo, o quando mi dici "che senso ha lo zucchero di canna?" e poi scuoti la testa e metti nel tuo neanche mezza bustina di zucchero bianco.


Vivere ancora una volta il tuo sguardo appeso al bancone a specchio, a spiare che scarpe indosso. Se ho deciso finalmente di mettere i tacchi, o continuo ad aver ben saldi i piedi per terra.


Respirare quest’aria di primavera, proprio io che amo l’inverno.
O seguire i tuoi discorsi su tutto quello che c’è da fare e che vorresti fare insieme a me.
Su dove vivere un giorno, se c’è un posto che mi piace, io che viaggio e ritorno e poi prendo un aereo e poi un treno e poi chissà.


Rincontrarti e sentire sulla pelle il tempo che passa, anche quando sali su un treno che ti porterà a chilometri da me. Perché il tempo che passerà sarà molto e la mancanza ancor di più.


Mentirmi nuovamente, quando non ci sei e non metto lo zucchero di canna nel caffè, ché se lo metto è per sentirtelo dire.
Mentirmi quando non piango o quando fingo che il caffè, in fondo, non mi piaccia.
Mentirmi quando compro due orecchini, per fingere che a me non manca niente.
Mentirmi se racconto e avere il coraggio di raccontare di mentirmi.



Rincontrarti sullo stesso binario che ti porterà lontano da me. Per ore, per giorni, per notti.
E, finalmente, dire a me stessa la verità. 
Che quel binario, lungo quanto basta per riempire un’ora, l’abbiamo scelto io e te.
  

E pensare che sei solo dall’altra parte della città.


►Il treno va, Paolo Conte



Grazie alla Tì e alla Cà
per l'immagine sognata
e che io sogno per loro.

2 commenti:

live4free ha detto...

Mentirsi... ci riesce facilissimo; più facile che guardare in uno specchio tutta la nostra verità; lo so benissimo anch'io...
Un saluto.

dudevant ha detto...

Sono senza parole.
Per una serie di ragioni. Per cosa scrivi e per come lo scrivi.
Ma, più di tutto, per quel che ci accomuna.

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