mercoledì 23 aprile 2014

Endiadi (e altri artifici)

 
 
 
 
 
I passi scanditi come gocce residue, nella caduta libera della gravità. Diverso lo scarto sonoro, uguale il ritmo, costante da impazzirne. Stessa la stanza, costretta dal mio gusto a cambiare abito e accessori, e malgrado questo sempre uguale, come se davvero non volesse cambiare.
Perché puzza, quest'idea del futuro che corre deciso verso di me, che non s'arresta, nonostante i rallentamenti che subisce. Puzza. D'asfalto fresco e catrame. Di vernice appena stesa sulle pareti. Di ammoniaca, talvolta, quando l'inspiro è più forte del respiro. Di noce moscata, quando il tappo è aperto e il dosatore è andato. Ha l'odore agro del limone, quest'idea irrazionale che si possa - sai, si può - aprire le braccia, sdraiati, e lasciar fare alle cose senza paura. Ha l'aria della farsa e del gioco, quest'intuizione fulminea che suggerisce che ora c'è solo da andare.
 
Ma dove vai, mi dicevo a vent'anni, quando un paese di mille anime mi vedeva fuggire verso una Roma neanche troppo lontana.
Mi dicevo dove vai? Coi tuoi modi da bambina, a sconfiggere il dolore di un altro - lo stesso mostro che non riesci ad affrontare tu.
Dove - dove - vai? su quel treno di Maggio, quando ai fiori, sbagliando, non prestai la minima attenzione.
Dove vai? in volo verso terre lontane, affamata di volti e di culture da succhiare.
E ancora dove vai? Quando la terra sembrò inabissarsi, e i miei piedi poggiare su suoli di vane speranze.
 
Son gocce residue di un flusso costante ed ora spezzato. Una consequenzialità sparita, col senno di poi. La forza di gravità che condanna alla caduta, senza possibilità di appiglio. Certezze a crollare come foglie, da quest'albero malato che mai scelse la malattia. Sempre la stessa, costretta nel mio guscio e da questo mai fuggita, come non avessi bisogno di respirare - inspirare la vita. Respiro. Inspiro. Perché ha un buon odore, quest'illusione che corre decisa verso di me, che non s'arresta, nonostante i rallentamenti che subisce. Profuma. Di caffè, latte e vaniglia. Di primavera. Ha l'odore della benzina quando il viaggio è solo iniziato. Profuma di sapone, quello vero, da sfregare tra le mani. Di scommessa, nell'attesa trepidante del risultato. Di mare. Ha l'aria di una bella donna-madre, quest'illusione che ha nome Domani e che si affanna ad arrivare.

Sì,
ora
c'è
solo
da
andare.