- Dimmi come sono. -
- Sei un viaggio, e poi tu sei natura. -
Fingi che sia giorno mentre spoglio il tempo, corpo senza petali né vesti. Senza trucco. Fingi un nuovo nome per il mio volto, e rughe e cicatrici che non ho. Ché la prima volta che t’ho visto inventavo espressioni col mio viso per incontrarti a metà strada tra un sorriso e una domanda, per incontrarti quando è niente a governare i gesti ed indicarti, nell’assenza di ogni suono, la nota giusta, che è nel guardarsi muti. Ché le parole sono maschera e trucco del sentire, ed io non son capace di tenere incatenati i sensi. Voglio scoprire.
Perché sei terra di confine, incontaminata e ancora sconosciuta. Sei continente, terra emersa ma ancora da vedere. E sei linguaggio a mascherarsi dietro una canzone. Sei sostantivo, mai aggettivo, e sinonimo del domani, sia pure un giorno solo. Dimmi quanti significati hai. Dimmi come si scioglie il ghiaccio del dirsi per formalità, e come ci si racconta senza accartocciare le parole nella bocca.
Ma tu fingi che sia giorno, quando la luce è spenta e la città dorme, fingi che sia giorno e insegnami la luce, inventa un nuovo mare e nuove strade da esplorare. Insegnami la luce, ché io non so guardare.
Tu sei lo stesso viaggio, sei la natura. E poi sei musica.
Muta.
"I saw a face / It was a face I didn't know /
Her sadness told me everything about my own."