mercoledì 4 gennaio 2017

Enallage (sembrano autunno)





Io non riesco a parlare. Mastico a stento nenie per il mio sonno bambino, soffoco di risvegli senza baci, navigo in oceani di rimpianto. Pianto. Piango. Piangi. Mille foglie cadute dal nostro ramo, mille lemmi dei quali non conosco alcun significato, figli di una radice più profonda, figli di un solo lungo inverno. E non riesco a parlare, malgrado il mio fiato, la mia saliva, le mie corde vocali. Afona di istinti, sorda di carezze, io te la tua mano toccarmi i capelli. Sei sono siamo, eppure fummo saremo. Niente più che crisalidi in preda alle stagioni / niente più che albe stropicciate intraviste dal cuscino. Crescemmo - in un solo minuto - sapemmo - cogliere un profumo, uno sguardo, un ardore. Potremo - far volare questi cuori - vorremo -  rendere grazie a questo immenso tetto celeste -. Io non riesco a parlare - come si possa, appena innamorati, volgere al meglio i tempi verbali, come si possa, così imbambolati, dare conseguenza alla causa e giustificazione all'azione -. Terra selciato il letto del fiume. Io le tue gambe passione. Grondano meraviglia le tue gote purpuree - di quello che vedemmo, di quello che noi solo vedremo -, sembrano autunno - ancora, stavolta, ancora una volta -. Mille parole cadute dal nostro albero ancora in fiorire / ancora in divenire. Io no, non riesco a parlare. Tu non puoi ascoltare. E allora pianto. piango. piangi. E allora raccontami del fumo la notte sul letto il lenzuolo pachouli dicevi, non senti? Il grido il piacere godere di tatto saperti canzone pozione intelletto. Vederti lungo i miei fianchi impartire lezioni - fa diesis, chiave di violino, pause in ogni dove - saperti sulle mie gambe cercare la strada, scoprirti poi bacio presenza emozione. Vaniglia caffé per te amaro gira la chiave la stanza è vicina. Io non riesco a parlare, aiuto, aiuto, non riesco più a stare. Vittima di un'afonia assoluta, modello umori, grafie, punteggiature e grassetto, me la cavo, lo ammetto. 

Ma a parlare, ora no, proprio non riesco.


(Avanguardia spicciola, e quel che resta del passato).