giovedì 7 novembre 2019

Le parole sono vive - ho perso l'inchiostro -




Non so più scrivere. Mastico appena due pagine di altri prima che il sonno mi risucchi. Dimentico l'alfabeto - eppure dovrò insegnartelo, mi dico. Sconosciuti tutti i grafemi, figure retoriche neanche a parlarne, ho perso l'inchiostro, ho perso il momento, è tutto fermo dentro. Non c'è penna, foglio, pergamena che tenga, non c'è minuto libero che possa spiegarti, che possa spiegarmi, che possa raccontarci.

Non so più scrivere, le lettere cadono dalle mie dita come anelli troppo grandi, i suoni, quelli li ho confusi già da tempo coi tuoi pianti. Non so scrivere e non so quando, allungherò il giorno in cerca di una notte buona per farlo. Ti addormenterò col mio taccuino in mano, e tu puntualmente lo strapperai. Ti insegnerò che la penna è un pensiero, un concetto, una possibilità. Proverò a raccontarti che le parole sono vive, respirano, si nutrono, nutrono, possono morire e far morire. Ti insegnerò che le parole possono tutto. Che scrivere è libertà e la libertà è ciò che non dovrai mai imparare. Tu sei libero. 

Non so più scrivere e forse è perché dovrai imparare a farlo tu, come una staffetta di parole che io ho perduto ma tu non si sa mai. Non so più scrivere e non c'è rammarico, so che hai in consegna le mie parole e le declinerai col tuo linguaggio. So che avrai tempo per restituirmele intatte e allo stesso tempo con un senso tutto nuovo, so che le amerai, so che lo farai.

Non so più scrivere e il filo del discorso l'ho perso già da un po', in queste stanze odor del latte, in queste notti da cullare, il mio tempo mi ha resa analfabeta e piena di te
eppure
ti amerò con tutto l'amore che posso,
eppure
ti scriverò, figlio mio, tutte le lettere che posso.


giovedì 17 ottobre 2019

Donna di cuori - bozze ritrovate di tanto, tanto tempo fa -

Lume di candela, tutto per tutto, la buona sorte che inganna. Doveva essere quello il tempo dei giochi leali, delle armi pari, della fortuna a metà. Perché chi gioca non vuol sempre vincere, e chi vince, sai, spesso non aveva intenzione di giocare. Come un tavolo da poker il nostro tempo, a scommettere su una sola carta: donna di cuori calasti, donna di cuori guardasti. Ma quadri e picche furono i fortunati, e dei fiori non fu che un profondo desiderio. La candela, ahinoi, illuminò per poco, e la cera - ricordi? - si consumò veloce. Fu poco il tempo per vederci chiaro, troppe le strategie da seguire, poche le carte da giocare.
La parola "meraviglia" usasti per descrivermi, le nostre mosse si persero in un bacio, carte e denari gettati per l'aria. L'ansia di noi violenta e improvvisa - cercasti il mio senso, cercasti i miei occhi. "Li vorrei per tutta la notte" dicesti, mentre la partita continuava. Le mie gambe accavallate e quella sigaretta che non fumo più da anni, l'aria di chi sa già che vincerà l'ultima mano : "tanto vinco io", decisamente dissi. E vinsi, io che non volevo proprio giocare: poker d'assi e carte scoperte. Io, la "tua" donna di cuori, con il jackpot in mano, quadri e picche nel mazzo e neanche un fiore ricevuto in dono.