venerdì 25 ottobre 2013

(Non è che il mondo sia più sicuro)






Non è che il mondo sia più sicuro, vincolato a realtà inevitabili, preso com’è a sorreggere il giorno, affranto com’è dal peso dei guai. Non è che il mondo sia più sicuro, è che scopro – stupita – la voglia di fare. 

No, non è un posto tranquillo, e visto allo specchio non si crede migliore. Vigliacchi e sedicenti salvatori del mondo a metter le mani nelle tasche degli altri. Dicevano – tra i banchi, ricordo – questo mondo è qui affinché tu lo cambi. Ma bruciano gli occhi – non voglion vedere – e mani a coprire lo sguardo, per mascherar non il volto ma lo scempio del mondo. Coprirlo, questo corpo stuprato, dipinto dai fumi e nei fumi ancora violato. E questa omertà chiusa a chiave nelle cas(s)e somiglia alla resa del nemico incapace, quando l’arma non è uno strumento, ma la sola (libertà di) parola. Promesse di morte fin dentro la terra. La natura domanda pietà, ché tanto c’ha dato e tanto le è stato negato. Dicevano – ricordo – questo mondo è qui affinché tu lo cambi. E appunto, non è che ‘sto mondo ora sia più sicuro, è solo che amarti mi fa riscoprire migliore, è solo che amarti mi rende padrona. Di un piccolo, pulito, onesto pezzetto di mondo. 





"Non è che il mondo
 sia più sicuro –
eppure, nell’oscurità, ti
 addormenti al mio fianco, e quando
 ti desti, la giornata inizia con
 te; stupita e irrequieta,
 come un primo mattino.
 Fare colazione o l’amore.
 Pronta al riso,
 alla discussione e alla sorpresa.
 Non è che il mondo
 sia più sicuro. Solo questo –
c’è che amo il tuo sorriso."

 Mary Dorcey

venerdì 18 ottobre 2013

Inchiostro blu (II)


 


 
 
(E poi chissà che vuol dire scrivere. Aggrovigliarsi come un gomitolo e sciogliersi, poi, attraverso un canto, una liberazione che è gabbia e insieme libertà, un dimostrarsi finiti e infiniti allo stesso tempo, uno scorgersi astratti, nonostante la carne. Un'emozione. La peggiore, e la più bella di tutte. E chissà cosa vuol dire non riuscire più a farlo, e volerlo, e non riuscire più a farlo).
 
E con la tua musica sì che si scrive. Come una tana, un posto caldo dove raccogliere le idee e filtrarle, attraverso note e vibrazioni. Ecco, io lì mi rifugio, quando il tempo reale non basta e il tempo scandito dei tuoi battiti - che percepisco ancora, malgrado le distanze - è lì, deciso, in attesa di un cammino che ne segua il ritmo. Ed io ci cado, ogni volta, come fosse la prima volta. Ché la magia non sta nella sorpresa in sé stessa, ma nella ripetizione dello stupore, ogni volta come fosse la prima volta.
 
E' lì. E' lì che ritrovo chilometri di lettere - gettate a caso in un percorso astruso, sì, ma intenso - da combinare, mischiare, amalgamare. Nude come solo le lettere sanno essere, amanti come solo le parole sanno amare. Desiderose di unirsi, in qualche modo, e di precipitare - come pioggia -  sul foglio bianco. Così che la musica diventi tangibile, senza spartiti e senza strumenti. Così che i sensi possano ancora parlare. Ancora.
 
E sento, ogni volta come la prima volta, nello stomaco, premere e filtrare, entrare, fino a governare i miei pensieri e i miei movimenti, migliaia di parole che fanno confusione, e rimbombano e sbattono contro le pareti della ragione. Un percorso, un filo logico, quello no, non è detto lo si trovi. Ma trovo, ogni volta come la prima volta, un nuovo motivo per scrivere.



(Non un punto esclamativo ma un punto e basta.)