sabato 13 febbraio 2016

Caffellatte e croissant (la similitudine)




Vai via - disse, e prese a camminare verso casa.

A te somigliano le onde di questo mare che, lento, quasi si volesse fermare, improvvisa una corsa verso terra. Un orizzonte stagliato in lontananza, una barca che costeggia l'invisibile. 
A te somiglia questa luce assopita delle sei, e questo suono, e questo vento odor dell'ambra. A te somiglia questo verso monco, endecasillabo o sola circostanza, che ha bisogno di altri fogli ed altro inchiostro, che ha bisogno di un modello da ritrarre e nuova luce ad illuminare le sue curve. Clorofilla e astrazione tra le dita, una penna che non scrive e sangue a schizzare le pareti. 
A te somiglia questo delirio acrobatico, di enjambement e metafore storpie. A te somiglia questa danza di parole atone e grafemi inconsistenti, a te somiglia la mia inadempienza, la mia assenza, la mia eterna malattia. 

A te somiglio e da te io fuggo via.

Divani a pois e vernici sbagliate per queste mura, un posto a sedere vacante e la sola idea di te che riempie tutta la stanza. A te somiglia questo inverno frettoloso, impaziente, in continuo movimento. A te somiglia questo non avere tempo. A te somiglia questo enorme ritardo. La pioggia di queste mattine, i malanni di questa stagione, le gioie che mi regalo, queste mie nuove letture, la mia curiosità mai paga. A te somigliano questi giorni di riordino e programmi ambiziosi, di te profumano queste ore di caffellatte e croissant, di te sorrido oggi, e per te, sai, attenderò domani. 

Perché tu mi somigli, vieni da me

non lasciarmi mai.