martedì 20 settembre 2016

Soffi di ostro (oltre l'inchiostro)






Venti del sud ripropongono eco lontane. Il mio corpo tace - le mie mani, ahimé, vorrebbero urlare, impazzire di tatto, goderne le forme, ricadere poi esauste nel sonno -. La mia mente sottovoce balbetta - la paura è silenzio, l'ardore è un urlo strozzato - di storie da dirci e sguardi ammiccanti da regalarci. (Caddi in uno sguardo, mi rialzai nel suo sorriso. Ebbi la costanza di esserci, ovunque e comunque, e di esserci forte). Cartine geografiche e valigie piene, poi il retaggio di una frase:

"Tornerò." - "Ei - diceva, sollevandomi il mento e lo sguardo da terra - io tornerò".
Il giorno si componeva come un puzzle: incastri perfetti, altri mai indovinati, facevano di uno mille piccoli giorni. Ci avrebbero separato, da quel momento in poi, milioni di attimi. Piccoli infinitesimali frammenti di giorno, a comporre il puzzle del suo ritorno. Piccoli soffi di ostro, ponente, levante, bussole storpie di strade sconosciute. 

La mia voce trema - potesse scoprirsi, in questo vuoto di suono cosmico, potesse non celarsi -, e il mio petto, sai, non si rivela. Venti del sud bruciano le distanze - l'illusione che in un solo alito vi sia un po' del suo odore, la parvenza di un suo respiro, la sensazione monca di una carezza sul viso -. Che un bacio valga più di un tuffo oltreoceano, che la vera lezione di vita non sia il viaggio ma il ritorno? Mastico parole e me ne vergogno, poggio la penna sul foglio e mi intimidisco. (Sei oltre l'inchiostro, una porzione di cuore che non si spiega, che non si dispiega, che non si indaga e che non è mai paga). Biglietti aerei e fusorari improbabili, poi la tua voce a dare un senso alle attese:

"Se tu mi chiedessi di tornare - diceva, schiarendosi la voce -, io, sai, tornerei"
Il giorno si sgretolava come un puzzle: incastri distrutti, altri mai indovinati, facevano di mille un solo giorno. Ho smesso di attendere, improvvisamente, nel pieno della mia impazienza peggiore. Ho smesso di attendere, sai, e di tremare. 
"No, io non te lo chiederei. Parti, ricerca, assaggia, sperimenta, tocca ogni sponda, godi di luce, ridi forte, piangi di gusto e poi, da me, ritorna".



"Bene, vediamo un po' come fiorisci,
come ti apri, di che colore hai i petali,
quanti pistilli hai, che trucchi usi,
per spargere il tuo polline e ripeterti,
se hai fioritura languida o violenta,
che portamento prendi, dove inclini,
se nel morire infradici o insecchisci,
avanti su, io guardo, tu fiorisci."
Patrizia Cavalli