giovedì 28 marzo 2024

Lettera a me (di una sera qualunque, parole a caso)




Ti ricordo volteggiare leggera tra i giorni, accarezzare le parole - farci l'amore, fintanto che ce n'è -, baciarle sul finale, proteggere la fine d'ogni cosa, ed ambire sempre ad un nuovo inizio. Ti ricordo, me che sei stata e che torni, qualche volta, in una canzone o in una poesia. Ti accarezzo e un sussulto - pare di gioia, nostalgia, irrequietezza - cresce nel petto e somiglia all'entusiasmo di un nuovo progetto. Tu che sei stata me ed io che non so ricordarti se non attraverso gli occhi di mio figlio - che pure ti ricordano appena, malgrado tu sia ancora qui - . Io ti cerco, nelle pagine piene dei vecchi giorni e in quelle vuote di oggi. Ti proteggo - lo giuro - e ti aspetto, ovunque tu sia, che ritorni. Piccola libera donna appassionata e solitaria, io son qui che ti cerco - con gli occhi le mani la bocca, la bocca - e provo a ridire quella che eri, provo a guardare ancora il mondo coi tuoi occhi leggeri - proprio non riesco, eppure ho negli occhi una fotografia -. Che io ti somigli, è quello che spero. Che io possa ri-esserti o esserti e basta, e fingere che il tempo non sia andato via, che io sia ancora pronta ad accogliere ciò che sarà, e se lo sarà. Tu che sai di un passato che è quello mio, tu che non mi somigli e sei identica a me, tu che sai delle cose più vere che abbia mai conosciuto, tu che hai scritto chilometri di parole ed ora hai gettato l'inchiostro. Tu che sei la me più vera, ti prego, non andare via. Tu che sai di poesia.