sabato 15 settembre 2018

Settembre nel ventre








L'odore di Settembre si insinua nella serratura, come una chiave che aprirà chissà quali mondi, quali eventi, quali sorprese. L'odore di Settembre è nel ventre del giorno, quando il tramonto è in anticipo e la notte - la notte - si prende più di quel che può. Settembre era il primo giorno di scuola, i pianti strozzati, il pulmino giallo che era sempre più puntuale di me. Erano i calzini a strisce dello stesso colore della maglietta, la merendina nello zaino che sarebbe sparita molto prima della ricreazione, le vocali appese al muro, proprio sopra la lavagna, ognuna con un'immagine ad accompagnarla, ognuna a dar le iniziali ancora oggi. E così - molti anni dopo - l'odore di Settembre era il mio rientro a Roma, dopo un'estate a ridere nella mia terra, dopo un'estate a farmi bella. Suoni di clacson e odore di pizza al taglio, urla stridule al primo goal della Roma, il caos dei miei giorni nel caos dei suoi anfratti. Roma a Settembre, gli incontri, le corse, i momenti, i tormenti. 

Settembre che mente, se all'inizio non si fida di te. Settembre, promessa di un nuovo inizio che non smette mai di iniziare. Settembre era quella carezza perduta nel caldo di Agosto, quel bacio non dato, quell'addio sussurrato. Settembre era l'abbraccio ancora caldo di un tempo che sarebbe presto cambiato, erano i mille progetti sul futuro, era l'immagine di un amore ancora sconosciuto, era l'idea di avere poi un figlio.



Ora Settembre è nel mio ventre. Ora profuma, amore mio, solo di te. Ora Settembre, piccolo mio, non aspetta che te.  





lunedì 10 settembre 2018

Tu (lettere a mano)





E chissà se ti piacerà il tuo nome, chissà se ti piacerà il colore di queste pareti, il profumo della primavera o forse no, no, tu preferirai l'inverno. Chissà quante domande mi farai, io che non sono mai stata brava a rispondere alle mie. Se avrai occhi profondi, o sarai schivo anche nello sguardo. Se colorerai davvero questa vita, tu che già brilli di una luce sconosciuta. Mi vivi dentro e da dentro io ti sento, germoglio di sangue e sentimento, anima bella che io so senza sapere. Chissà quale sarà la musica che ti farà addormentare e quali le braccia più calde nelle quali sonnecchiare, tu che mi somigli senza sapere in quale tratto, tu che ancora non sei tu, tu che non sei nemmeno un pronome personale. Se riuscirò nel tempo a dirti che ancor prima di abbracciarti mi hai cambiata, attraversata, nutrita e consolata. Se riusciremo mai, nel tempo, a renderti felice. E chissà poi se ti piacerà il tuo nome, se capirai le scelte che abbiamo fatto senza mai rinunciare, tu che sei il frutto più spontaneo di un amore nato per amore solo. Chissà se questo balcone ti offrirà la giusta prospettiva, se correrai verso il mare o, come noi, preferirai la montagna. Chissà per cosa riderai e cosa invece detesterai. Se sarai buono e in gamba come tuo padre e se, di lui, amerai le stesse cose che io amo alla follia. Se gli somiglierai. Chissà, piccolo mio, chissà.