Sapeva contare. Almeno fino a tre. Avvicinava le dita al foglio con l’aria timida dell’incertezza. Sapeva contare e contava ad alta voce, balbettando i numeri come si confessa un sentimento. Mi guardavo, attraverso i miei occhi. Mi intravedevo in quello sguardo incerto, sempre dubbioso, contare i giorni come fossero caramelle. Il calendario ha lo sguardo severo dell’imposizione: non chiede il consenso, non ha padroni, né pulsanti di accensione. Non somiglia che ad una punizione. Vittima fragile di ogni movimento di lancetta, mi vedevo calpestare le ore come fossero foglie secche, che presto sarebbero state sostituite da fogliame rigoglioso. Presto.
Ma quella bambina sapeva contare. E nel suo giorno perfetto –una visita con mamma al suo negozio preferito, un bacio a sua sorella che sempre le tiene la mano, il sorriso della sua amichetta ad attenderla per strada-, ha smesso di contare. Improvvisamente, come un’intolleranza alimentare che compare. Il suo giorno –il suo giorno- perfetto, divenne in un attimo ombra e maledizione. A cosa sarebbe servito contare, ora che le ore erano annegate nel dolore?
Riprendo fiato, il tempo torna a galla, è finito quello delle attese.
La sensazione che qualcosa di buono c’è, in quest’estate torrida che è appena cominciata ed in un batter d’occhio se ne andrà. Sentir l'odore suo sulla mia pelle, tremare del suo vento, concepire -finalmente- le distanze. Attendere ogni sera che suoni il campanello, e risvegliarmi il dì seguente dentro una carezza. Fondere la notte e il giorno come se nulla li differenziasse, sentirmi oggi viva in ogni minuto e in ogni giorno. E' che le ore non fanno male più. E' che il calendario non c'è più, l'ha sostituito un finto Braque.
Riprendo fiato. Il tempo torna a galla. Finito è quello delle attese.
Ché somigli ad una macchina del tempo, che indietro mi riporta solo a quando sorridevo, che avanti non ha fretta di andare, che cammina adagio, e poi rallenta per vedermi sorridere di nuovo. E’ che il tempo oggi non mi sembra che astrazione, una follia. E’ che è finito quello delle attese. C’è che ho smesso di tremare.
Riprendo fiato. Il tempo torna a galla. Finito è quello delle attese.
Oggi, finalmente, vale la pena contare. Almeno fino a te.
(le banalità)