venerdì 12 agosto 2016

Errata corrige (dei tuoi occhi ritrovati solo per dirti addio)





Perdonarmi gli istinti, vittima o carnefice non importa. Perdonarmi gli eccessi, le voglie, i possessi. Perdonarmi te. Perdonarmi gli occhi tuoi.

Scendevano gocce di pioggia come stelle cadenti - era quella la notte, quella delle stelle a zolle -, non potemmo guardare, al di là di ogni nube, i nostri desideri farci da tetto. Vidi i tuoi occhi dallo specchietto. Passai per le tue strade, a cercarti mentre correvi negli angoli di questa immensa città. Roma ci ha visti, pensavo, stanotte e stamattina, e ci vedrà ancora, in una notte settembrina, scambiarci i sapori, annusarci le nuche, rubarci gli occhi, e ancora, ancora le mani. Roma ci ha visti, quando un anno fa mi scrutavi le labbra, in attesa di un mio sì. Roma c'era e c'è ancora, Roma mi teneva la mano e ancora la tiene. Ma le tue parole, quelle no, son volate via come il tempo.
Pioveva, l'ho detto, in quella notte di metà Agosto: piovevano i miei occhi subito dopo, non li vedesti, non te lo concessi. (Ti dissi addio, lo dissi sottovoce, dissi addio e guardai, dal balconcino, la mia Roma arrendersi al momento). Prima però volli toccarti, volli saperti lì con me, volli baciarti, volli tutte le cose possibili nello stesso momento. Volli amarti, amarti come non è stato possibile mai. Me lo concessi, un'ultima volta,

per donarmi gli istinti, vittima o carnefice che vuoi che importi. Per donarmi gli eccessi, le voglie, i possessi. Per donarmi te. Per donarmi gli occhi tuoi.