►Say, Cat Power
Poi se oggi dovessi dirti, se oggi potessi raccontarti, forse resterei in silenzio.
Ho poggiato i dadi sul tavolo, spostandoli con la mano verso di te. T’ho detto gioca, t’ho detto vinci anche per me. Io non gioco più. Se il confine tra ciò che sono e ciò che desidero è così labile, se le mani non bastano ad esprimere il mio assenso, applaudendo. Se la voce è rauca da tempo e non ho motivi per continuare a parlare. Se mi spingo ogni volta oltre il limite del possibile, se le strade da percorrere son altre e io invece corro dritto. Svolta a destra pericolosa, strada a sinistra noiosa.
E se oggi dovessi parlarti, se oggi potessi raccontarti, ti direi che forse c’è davvero un tempo giusto per giocare una partita, 0-0, dadi al centro. Non sempre i tempi sono quelli giusti, non sempre i muscoli rispondono con immediatezza agli input della mente. E non sempre la mente manda gli input al muscolo giusto. Quello che importa è che Lui continui a battere forte, indipendentemente dagli stimoli. Forse, semplicemente, gli eventi si succedono con una velocità ingovernabile, frammenti, digressioni, spezzoni, fotogrammi di vuoti d’aria e pesantezze. Ché a volte il tempo davvero non lo sento, passa come vento nella scollatura della maglia, un soffio tiepido, che niente porta via. Altre volte corrode il cerchio dei miei doveri, scritti e circoscritti in un’ambizione. Vortice nauseante, ma passione incorrotta.
Ma se oggi potessi dirti, se oggi dovessi parlarti, ti direi di non giocare, di non farlo più, di gettare i dadi e non sperar di vincere, di godersi, io e te, nei giorni che non valgono niente, di darsi agli eventi, di darsi ad una musica qualunque e ballare, ballare, ballare. Ballare. Di muoversi al ritmo di vecchie promesse che hanno lo stesso suono di un tuono, quando rompe il silenzio e non porta la pioggia, quando promette freschezza e poi non mantiene. Viversi per un giorno per il senso che ha un solo giorno. Darsi pelle e sapori. E non guardare l’orologio per ore, che poi se son giorni che fa.
Ma ti lascerò giocare, lanciare i dadi in aria, guardarli cadere giù. La somma più alta - la fortuna - sai, fa la vittoria, non il vincitore. Ed io non parlerò, e tu continuerai. Io non racconterò, tu lancerai. Magari è la volta buona, magari stavolta vincerai.