lunedì 30 giugno 2014

Shh







Scrivemmo lettere senza indirizzi: la nostra penna la voce, il nostro inchiostro nient'altro che cuore. Scrivemmo lunghe lettere e mai sapemmo individuarne destinatario, sia questi l'amante di ieri, sia questo il futuro solo sognato. Raccontammo storie di romanzi letti a vent'anni - che a pensarci, paradossalmente, sembran trascorsi altri vent'anni. E invece la vita è ancora tutta qui, sui nostri palmi. A presentarsi col nostro nome a ogni stretta di mano, a concedersi come una carezza, ogni volta che abbiamo voglia di sfiorare altra gota. Ecco, la vita si disegna - si materializza - ogni volta che le mani compiono un gesto: la penna stretta tra le dita; l'anello che qualcuno, un giorno, ti ha donato; la coccola di tua madre appena sei nato; lo schiaffo in faccia che a dieci anni ti hanno dato; la mano sulla fronte a coprire la luce del sole - troppo forte per questi occhi umani, troppo bella per questo sguardo che oltre non sa proprio vedere -. 
Scrivemmo lettere e non perché altri le leggessero. Le scrivemmo, in cantina, perché la vita - quella creatura così fragile - in qualche modo venisse custodita. Riempimmo spazi bianchi coi grafemi, con la cura che si concede solo alle cose che ami. Colorammo di parole il nuovo giorno, perché avessimo sempre delle risposte, qualunque domanda ci facessero. Fu breve - molto breve - il passo tra le lettere e il silenzio.

- Shh - ricordo mi dicesti, appena sveglio.
- Shh - risposi io ridendo, quasi avessimo terminato le parole. E ascoltammo, per ore, un silenzio asettico, intermezzato da flebili bum del cuore - stesso ritmo, stesso andamento -. Morimmo, forse solo per un attimo, guardandoci. (Forse la serenità vera, mi dissi, è nella quiete. Forse l'amore, quello pieno, è solo nel silenzio).

E scrivemmo lettere senza indirizzi: penna e inchiostro, e mai più una voce. Scrivemmo lunghe lettere indirizzate a noi. Sapemmo leggerle. Sapemmo farcele bastare. E potemmo, ogni mattina, morire solo per un attimo, per ricordarci che la vita è ancora tutta qua.





(di quella voce amica che oggi merita - ancora più di ieri - un po' di "silenzio")

martedì 10 giugno 2014