giovedì 30 luglio 2015

Amara (che non possa mai fare rumore)






- Ho i brividi - aggiungesti, quasi senza aprire la bocca.

Qui. A raccontarti di arabeschi e voli pindarici, a dirti parole vuote, e a colmarle di baci. La lingua ha scelto una diversa via di comunicazione, come i gesti, stretti tra le braccia che non sanno ampliare il loro raggio, come volessero proteggersi e, di rimbalzo, proteggermi. Qui. A spiegarti che ora non c'è posto in questo cuore marcio, violentato dal tempo e dalle mancanze. L'assenza, prima o poi, diventa abitudine. E l'abitudine, sai, diventa tutto ciò che vuoi - tutto ciò che puoi -.
E allora sono di nuovo qui, a dirti che sarebbe bello tra di noi non ci fosse un domani, né promesse, né mancanze. A spiegarti - io, amara eppure, sai, così fragile - che ciò che può giovare non è che un bacio a cuori spenti (che non possa mai fare del male, che non possa mai fare rumore).

Ma le tue mani io le ricordo, e ogni notte le bramo, e ogni dì ne ho nostalgia. Di quei sensi intrecciati alle lenzuola, di un profumo appena percepibile e che sa di desiderio.

Qui, di nuovo, a stringere le tue carni sottili - e trovarle a volte inadeguate -, a sorriderti sommessamente, mentre poggio il mento sul mio palmo e ti racconto - mi racconti - del mio cuore marcio - del tuo cuore marcio - (che non vuol più fare rumore, che non vuol più fare del male). A spiegarti quanto sia facile per me non legarmi. A dirti bugie.

Perché le tue mani io le ricordo, marchiate a fuoco sulle anche, sulla linea della schiena, legate alle mie da un desiderio forte, sospese a mezz'aria dall'ansia del primo "forse".

- Ho i brividi, - mi guardavi negli occhi - dimmi come fai -.
- Ho i brividi, - ti guardavo negli occhi - dimmi come fai -.


E tenere a bada il cuore

prima che possa - Dio, se può - fare ancora rumore.

lunedì 20 luglio 2015

20 Luglio

Mi commuovo appena. Lo faccio con una vecchia biro tra le dita e musica alta nelle orecchie. Scrivo - inchiostro e clorofilla - di anni marchiati a fuoco sul cuore. Un lustro, oggi, di Labiali scempie. Lettere deboli, mai geminate. E missive non corrisposte, e figure retoriche ingenue.
Mi commuovo appena. Lo faccio con un sentimento nostalgico, come sapessi di non poter dare di più. Labiali scempie oggi compie cinque anni di vita, la mia. L'ho mostrata, spesso non chiaramente, a quegli occhi che hanno voluto guardare. L'ho raccontata, talvolta a fatica, a coloro i quali so che sempre mi leggono.
Mi commuovo e mi pare pure di esagerare, ma non riesco a non farlo.

Agli scritti che ancora sono chiusi nel cassetto, agli occhi attenti, alla mia forza, a questi lunghi, intensi cinque anni. Alle mie parole in grovigli, al mio cuore mai sazio. Alle parole udite, alle mani sfiorate.

Solo, grazie.



Antonella

lunedì 13 luglio 2015

Moi, "toi"

Cantastorie verticale, ossessionata da enjambement e anafore storpie.
Ballerina claudicante, sorda e agile, tra pirouette e passi a due.
Veggente di affanni, profeta di vita e di sbagli.
Viro a destra - c'è vento a favore -, poi dirotto a sinistra - senza rischi che viaggio è -. Pilota e viaggiatore, guida e seguace. A fuggire da ogni, bambola asettica di baci e realtà.
Disegnatrice confusa, vertici assenti e solo - sola - grafite invecchiata.
Cantastorie verticale, a guardar verso il cielo senza saper cosa c'è intorno.

Eppure

da te

ritorno.




(per ogni immagine uno scritto, nel futuro venturo)