lunedì 18 febbraio 2013

Ciglia (la tua carne d'oro e seta)




E cambieranno le stagioni, sì, cambieranno. Cambierà pure questo vento, che da est soffia come fa al mattino la luce. Si modificheranno i giorni, le carezze, e questo fluttuare nell'aria - come sospesi, ad un metro da terra -. Cambieranno i punti di vista, le certezze, le espressioni del tuo viso. Il sonno si farà più leggero, le risate in sordina, il mio fare e disfare sempre più incerto. Ci saranno piogge e giorni guasti, e la fretta di rimediare al danno prima che i tuoi occhi vedano lo scempio. Echeggeranno grida, graffieranno queste unghie la tua carne d'oro e seta, per poi spezzarsi, stremate dalla mia saliva e dai miei nervi. Ci saranno nuovi odori, e nuove facce da mostrare, toni più crudi, lacrime amare. Cambierà questo cielo che oggi pare dipinto - e le sue nubi, quest'ovatta a disinfettare i cattivi pensieri -, il suo apparire terso e il mio volto incredulo nell'ammirarlo. Muteranno pure i baci, l'impazienza di toccare, anche solo di sfiorare, quel germoglio muto e di velluto. Saranno ore di parole, e lunghe lettere in cui chiederò scusa, e abbracci di rabbia a vestirci di pelle, a curare quei graffi, a saperci qui intatti. Cambieranno i film da guardare, il mio piatto migliore, il sapore del caffè la mattina. Sarà diverso anche il respiro. Diversa sarò, diverso sarai.

Ma i tuoi occhi - quel modo unico e umido che hanno di riempirmi, quel vestito di sguardi che ogni giorno indosso, quel dirmi atono che è dietro le ciglia -, il tuo sguardo quando nel mio si imbatte e si riflette, quello no, non cambiarlo mai.


(Domani, o quando sarà, 
uno sconosciuto leggerà)

sabato 9 febbraio 2013

La meta


Di ogni strada percorsa negli anni e poi dimenticata, percorsa e ricordata e per questo temuta, percorsa o solo intravista, di ogni strada che avrei potuto evitare, di ogni strada sbagliata, rischiosa e rischiata, di ogni strada 

tu 

sei la meta.




Music by Radiohead - Fake plastic trees




(l'ipotesi sognata)

martedì 5 febbraio 2013

En plein air (l'equazione)







Non piove. Non piove nonostante da giorni le previsioni meteo predicano acqua e laghi di posa. Non piove neanche oggi, mentre voglio il buio, lo pretendo, ordinando alle imposte di essere per me come lenti solari, di non svelarmi al mondo, di non svelarmi il mondo. Eppure il cielo c’è, lo stesso, e filtra inarrestabile da quelle piccole fessure. E inevitabili. L’aria necessaria, il giusto ricambio, sapere che un’alternativa c’è, e non riuscire a gestirla. Muovere le mani su una tastiera che pare camminare – il premere dei tasti come passi verso una meta, quale sia, poi, chi lo sa -, sapere già quale sarà la cadenza delle mie parole, quale il suono, quale il senso, quale il vuoto. 

Accorgermi, aprendo gli occhi all’alba, di avere il sole lì nel letto, intatto, lucente, come non credevo di poterlo più vedere. Scoprire, d’un tratto, come un flash che fa sbattere le palpebre improvvisamente, che il cielo non piange. No, non piove. Non piove e su questo proprio non c’è dubbio. Ci sono, però, dubbi sull’incedere dei giorni, sulla piega che prendono, sull’equazione matematica che mi impongono e non spiegano, lasciando a me l’interrogativo dell’incognita. Il futuro. E la matematica non l’ho mai amata, mai: come ad un quesito ci sia una sola risposta possibile, l’assolutezza della soluzione, il determinato, come a dire che sull’esito delle cose, sulla loro esattezza, proprio non c'è dubbio. Nessuna traccia di pioggia sul terreno, mentre piove su ogni più piccola certezza. 

Riuscire a scrivere solo se nelle cuffie ho la tua musica, come una ninna nanna che stimola i sensi piuttosto che addormentarli. Non trovare il tuo ombrello e vedere al suo posto il mio, nuovo, colore dell’ambra. Pensare che a nulla servirà, e lasciarlo qui, a sgocciolare residui di acqua piovana che son solo passato. No, non piove: il sole asseconda il color mattone della capitale e le lascia fare, en plein air, quello che io faccio davanti al foglio bianco, in queste quattro mura: lasciarmi essere me. Nessuna assolutezza, solo il coraggio di ammettere le infinite possibilità che il tempo darà, le diverse soluzioni, l’ordine degli addendi che paradossalmente può, dico può, cambiare il risultato. Sento. Avverto. Un sospiro a ricordarmi i baci. La finestra a ricordarmi del domani. I miei passi sull’asfalto asciutto, in questa corsa verso ciò che voglio: questo andare e andarti incontro come non avevo fatto mai.

E su questo proprio non ci piove, sai?


(Immaginarmi un domani 
nell'incognita delle tue braccia.)

lunedì 4 febbraio 2013

Stencil - la carezza -



23.06.2009


Cadde la foglia,
d’oro smaltata, 
sul suo vestito fiorato.

La pianta, ora spoglia,
solo di muschio vellutata,
pianse sul vestito sfiorato.

E, viva, la voglia
esplose nei sensi.

Fin quando la foglia
-tra i fiori– sul vestito

nacque. 



(Ché le carezze talvolta fanno un tutt'uno con la pelle dell'altro.
Con le emozioni dell'altro. 
A quella carezza inimmaginata, 
a quella carezza ogni notte goduta).