Quando t’ho conosciuto suonavano note stanche nelle tue e poi nelle mie stanze.
Ci scoprivamo. Faceva freddo. Ed era stanco anche il tempo, fermo da anni a raccogliere i resti di un vetro – forse uno specchio - in frantumi.
"Ti faccio una confidenza, ti dico il mio nome."
Ma quando t’ho conosciuto l’aria era leggera, e il vento raccontava piano. Era niente più di un fruscio che coccolava le notti. Al buio, ché la luce, lo sai, non fa dormire le mie paure. Poi a scoprirsi son state le gambe, ed insieme alla pelle viveva meglio anche il sangue. Scorreva, quieto e vivo, senza aspettarsi un arrivo, senza perdersi negli anfratti delle vene, senza pausa, senza ritorno. Senza nemmeno aver freddo.
Tra tutte le parole avvinghiate all’incertezza di saperti, tra tutte le parole di circostanza, quelle nutrite dalla carne e nutrimento per la carne, quelle ferme nella gola, c’era il tuo invito al silenzio e il mio coraggio di sentire.
"Shhh"
Quando t’ho conosciuto raccontavo di essere un’altra per dirti chi ero davvero. Ma il mio nome tu l’hai sempre saputo. E le mie tracce, per nulla fredde dicevi, erano risposte d’istinto alle tue, più calde e più vere.
E quando non t’ho riconosciuto, dietro un suono greve e nessun nome, la musica è svanita in un istante.
Ed ora, ora che non sento niente, ora che la pelle è muta e la carne non trema, ora che il sangue s’è fermato e non c’è più musica a soddisfare il mio udito, ora che non sento niente, ora dimmelo tu qual è il confine tra una bugia e una verità, quando persino il mio nome, la certezza d’esser io e nessun altro, l’avevi dimenticato. Ed avevo dimenticato io d’esser chi sono.
Quando t’ho conosciuto, suonavano note bugiarde nelle mie e poi nelle tue stanze.
Ma, quel silenzio, io l'ho sempre ascoltato.
Ma, il mio nome, tu l’hai sempre saputo.
"Ali a riposo, è stato intenso, quel volo."
Antonella
10 commenti:
"Quando t’ho conosciuto raccontavo di essere un’altra per dirti chi ero davvero"
Familiare.
il confine tra una bugia e una verità è nel risveglio
http://www.youtube.com/watch?v=JmIhZYCMgvI
quando si ha l'impressione, in posti come la grande rete, che tutti non siano altro che una persona sola, è quando più ci si avvicina all'idea di infinito. tutto è uno.
ci muoviamo tutti con le stesse esitazioni nel cuore degli altri, con le stesse paure, con gli stessi desideri. nessuno di noi è davvero speciale.
però le diverse parole che usiamo, le parole, rendono questa trasfigurazione della morte oltre modo sublime.
C'è contenuto dolore in questo ricordo e in ognuna delle sue pieghe c'è sofferta poesia.
Ti chiami meraviglia...ogni volta...!
Sei cara. ^_^
...era un pò che non leggevo qualcosa di così bello....senza parole...
eteronimo carico di malinconia, non c'è che dire. complimenti per la scrittura semplice, diretta , evocativa, mai banale. ed anche per l'amore che porti a pessoa, che condivido.
il commento anonimo di poco fa è mio. scusa
quando ti ho conosciuto, inventavo nomi per chiamarti.
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