lunedì 14 maggio 2012

Un panno sul cuore






E allora stai zitto. Ché non è dolore quello che senti. Non è che assenza quella che chiami dolore. Non è apatia, quella che senti è paura.  

Un pianto strozzato dietro una carezza. Un pianto affogato nelle sue lacrime, figlie di nessuno alla ricerca affannata di un punto di raccolta. Le tue mani –sporche di fango, incollate tra le dita, ancora ferme – sono per le mie veleno. Stai zitto. Tieni le braccia conserte, non avvicinarle alle mie. Ché tutto quello di cui avevo bisogno era solo un respiro, sentirlo col mio. Ché tutto quello di cui ho bisogno è un’illusione pronta per l’uso, un panno stretto proprio sul cuore, che ancora sanguina. Ancora. Chiedevi attenzione, un piacere, un momento. Ti arrampicavi, mai esausto, sulle rocce ormai erose della mia passione per te. Sfibrata. Ora stanca, stremata, esaurita. Una mano a toccarti, questo chiedevi.

Silenzio, stai zitto. Ché tutto quello di cui ho bisogno è un’illusione consapevole e pronta per l’uso, due passi e poi l’ennesima fine.

Una carezza strozzata dentro un respiro. Un pianto interrotto che freme sul volto. Ancora – cascata o torrente – le parole tue - inopportune - a veicolare i giorni. Non ho più tempo da investire, né amore da dare. Tutto quello che avevo da dare è andato a farsi fottere forte, tutto quello che volevo è andato a sbattere in pieno sulla parete più salda di un’altra stanza. Ora stai zitto. Lascia ai miei giorni la libertà di sciogliersi dalle catene dell’impotenza. Lascia le mie mani toccare altre rive e lavarsi –asciugarsi- nell’acqua. Chiedevi passione, risate, un momento. Chiedevo una penna, due righe, nello stesso momento. 

I giorni che passano. Un pianto strozzato. 
Dicevo –nel sonno- stai zitto
Sporche di fango. Il fango. 
Stai zitto. 
Ancora, ti prego, ancora. 
Passione sfibrata. 
Veleno, le mani. Un momento. Ancora respiro. Poi neve che appare, come un miraggio. La saliva tua sulle gote, il tempo di un bacio. Giuda, imprecavo, Giuda. 
Maledetto quel giorno. 
Il sangue riaffiora. 


Un panno sul cuore, chiedevo.

(In ipnosi. 
In attesa che la mia penna torni 
a rispondere alle mie emozioni)

4 commenti:

Hally Lou ha detto...

"Sono fuori di me e sto in pensiero perché non mi vedo rientrare" (Luigi Tenco). Rientra, mia cara. Vorrei fare altrettanto.

Eteronima ha detto...

Lo vorrei anch'io. Da morire.
Sei come un sorriso. Ti abbraccio.

flyinlife ha detto...

Sembra che quello "stai zitto" sia rivolto al tuo cuore.. sembra che tu gli chieda di non farti sentire quel senso di vuoto..
Il sangue riaffiora; ma tu sei pronta, lo sai, pronta a guardare avanti..

Eteronima ha detto...

Che sia proprio tu -così attenta e così congeniale a ciò che scrivo- a dirmi di esser pronta è un sollievo. Guardo avanti, sì, con lo spirito di chi sa che molto presto qualcuno, tenendomi la mano, guarderà nella mia stessa direzione. Basta un po' di coraggio, che non so mai dove andare a pescare. Il cuore, quello lì, non tace mai. Non ha mai smesso di parlare. Urla, a volte. Ed io, stupida, ho cercato spesso di metterlo a tacere.
Ti bacio.

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