sabato 26 maggio 2012

In scala di Do




"Conta fino a dieci"
Contai, esasperata dall’attesa, fino a dieci. Fui forse sorpresa, ad occhi ormai aperti, di ritrovarti lì. Un fiore ad abbracciarmi, tra le tue mani. L’ingenuità di quegli anni che son solo pochi istanti. La carezza lieve dei verbi che ancora non avevano passato. Poi la tue mani ad impugnare la chitarra, gli occhi miei a perdersi nelle movenze caute delle tue braccia. Abbracciai la tua musica per prima, ancor prima di conoscere te. Sentivo, nel vibrare delle corde, un muoversi fitto –pari ad un tuono, quasi un terremoto- dentro me. Sul pentagramma scrissi “me”, tanta era la somiglianza mia con quella melodia: l’incoerenza del ritmo frastagliato dalle pause, il sentire al massimo del volume qualunque cosa accada. Ero io. Nelle tue note, c’ero io.

Non ti chiesi un fiore, quel giorno di Settembre. Eppure me lo regalasti col sorriso di chi sa che non se ne andrà. Acquistammo una macchina fotografica usa e getta, di quelle che a che serve stampare i ricordi, tanto chi se li scorda più. -Carta straccia lo saranno poi, più in là-.

"Conta fino a dieci", ti dissi.
Fosti forse sorpreso, ad occhi sbarrati, di ritrovarmi lì. Un plettro nuovo per suonare e ricordi in scala di Do da immortalare. Ma non ti chiesi mai –ehi, io non ti chiesi mai – di comporre per me. Ti chiesi un giorno un solo rigo, qualcosa che ti somigliasse e che potessi fondere con ciò che scrivo. Ti chiesi due battute sulla luna, su come il tempo gira, su quale viaggio tu vorresti fare, quale il concerto dove poi vorresti andare. Ma non chiesi mai – mai – di comporre di me.

Ché la tua musica mi racconta senza che tu mi voglia raccontare. Anche oggi. Oggi che è bastato ricontare fino a dieci per vederti allontanare.


(L'ennesima, inevitabile banalità)

4 commenti:

Flyinlife ha detto...

Il ritrovare se stessi nell'altro; il riconoscersi;
e lo scoprirsi nuovi e belli
negli occhi dell'altro_nelle sue note.
Mi prende nella pancia, la tua intensità...e la voglia di abbracciarti..

Eteronima ha detto...

Sapessi che intensità quella musica, senza che chi la suona se ne renda conto! Mi somiglia. Mi somiglia soprattutto quando prende la nota sbagliata: l'imperfezione del suono, l'incoerenza degli stili musicali, il modo tormentato di suonare. E di sentir suonare dentro. Ti bacio, tesoro.

Phaberest ha detto...

La Donna e la musica si plasmano bene, alle volte.
Posai la chitarra a prender polvere tempo fa, ma non ho ancora dimenticato come le dita si lascino scivolare sul legno mentre si intona un arpeggio.

La stessa cura e la stessa delicatezza con la quale si sfiora una donna, la propria, colei che si ama, alle volte, proprio come si ama la musica. E ti rimane dentro, come quelle melodie che hai in testa e non trovi più modo di ascoltare.

Eteronima ha detto...

..o che non riesci più a dimenticare.

E' così sensuale l'accostamento della chitarra alla donna. E allo stesso tempo così profondo. Così vero.

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