venerdì 23 novembre 2012

Un treno, in inverno


E allora la domanda si fa avanti da sola, ogni volta che nei passi verso casa cerco le risposte, quando mi affretto per non perdere l’ennesimo treno, o quando camminare nel caos della città mi pare l’unico modo di stare al mondo. Le città visitate negli anni, troppo poche per dire di aver visto e troppe per dire di dover ancora viaggiare, ritornano come un flashback di un tempo mai vissuto, si fanno nostalgia di tutto ciò che non ho mai toccato. Il fumo esce dalle labbra, mentre nelle cuffie la colonna sonora della mia vita si fa lenta, sempre più lenta, a stimolare la memoria. Passo dopo passo, battito dopo battito, tra quegli incroci di luci, di riflessi sulle vetrine. L’intorno tace, isolato dalle cuffie. Non c’è strada, qui, che non abbia percorso. Non c’è volto, qui, che io non abbia già visto. Le risposte che cerco - e che si divertono a giocare a nascondino con la bambina che sono - diventano sassi da calciare il più lontano possibile, per sfidarmi a raggiungerle. Al prossimo giro. E al prossimo giro metterò la sciarpa, ché non è neanche iniziato e già lo chiamano inverno. 

Adoro passeggiare, mi dico. Adoro immaginarti qui, tra uno sbuffo di fumo e la mano che si contorce nella tasca, come alla ricerca di un abbraccio. Pochi spiccioli ed un biglietto mai timbrato, per un viaggio in treno che ho sempre e solo sognato. C’era scritto il nome della tua città, sul tabellone delle partenze, quel giorno, in partenza da un binario ancora imprecisato. E anche lì la domanda si faceva avanti da sola, e la risposta si perdeva nell’annuncio del mio treno. 

E sì, adoro camminare. E cercare sui volti della gente una risposta, una qualunque, che possa ammortizzare il rimbombo delle mie incertezze. E la domanda si fa avanti da sola, insistente, mentre con altre lettere provo a farla sfuggire:  da cosa sto scappando?

Da tutti quei treni che perderei, da quelli che ho perso, da quelli che è da un po’ che non vedo arrivare.  Dal freddo che avverto: ché non è ancora iniziato e già mi pare inverno.



(Agli occhi miei)

3 commenti:

Flyinlife ha detto...

Nessuno ti saprà dire da cosa stai scappando, ma se non fuggi, non lo saprai mai... buon viaggio amica mia, e buona fortuna.

Hally Lou ha detto...

Ho letto la solitudine. Qui. La mia. Con l'eccezione che la pacatezza respirata tra le tue righe non m'appartiene da un pezzo. Sbaragliata com'è stata dalla rabbia, dal disgusto, dalla delusione. Siamo soli durante ogni nostro viaggio. Il segreto è bastarci. Io scappo da una storia sbagliata. Di quelle che ti risucchiano e poi ti sputano qualche metro più là. Scappo dal sentimento meno compreso che abbia mai provato. Dalla paura di perdere quel che ho perso. Dall'angoscia che genera la perdita. E non mi perdono di averci provato. Starò meglio quando mi fermerò. Senza meta. Pure. Ma senza scappare. Senza questo desiderio di non esserci domani che ogni notte mi terrorizza. Qui, almeno qui, passeggiamo un po' insieme.

Eteronima ha detto...

Io, invece, per anni non mi sono perdonata di non averci provato. A bastarmi, a muovermi. Cristallizzata in una storia che credevo giusta(?) e che invece non era che una trappola, una gabbia in cui ero sola senza rendermene conto. E poi sono stata ancora ferma, immobile, per troppo tempo. E credendo di andare in una qualche direzione. L'orizzonte l'ho sempre visto, ma mai inseguito. Ed è ora di farlo, con chi vorrà esserci.

Fly, cara, grazie. GRAZIE.
Hally, il segreto è bastarci. E continuare a camminare.
Vi bacio e vi sorrido. Siete due carezze che adoro.

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