venerdì 9 novembre 2012

Spazi bianchi



Amandine torna a giocare. Ha reimparato un vecchio gioco, uno di quelli che si impara da piccoli e poi si dimentica con la facilità con la quale si dimenticano tutte le cose belle dell'infanzia: riempie spazi bianchi con i colori. Sul giornale di enigmistica della madre, Amandine non cerca che quel gioco. Ha tinto i capelli venerdì, di rosso, prima di partire per il mare. Colora i quadretti vuoti  tra le parole, quando scrive. Prova a colorare i giorni cupi - cupi e gravidi come questo - ma quasi mai con buoni risultati. La scommessa - la rivincita, il tentativo - è sempre la stessa: oscurare - abbellire, falsificare, truccare - il bianco e nero della realtà. Raccoglie i suoi libri, perfettamente disposti sul pavimento, ed i suoi occhi si fermano su "Per fare un prato ci vuole un trifoglio e un'ape. Un trifoglio, e un'ape. E immaginazione. Basta anche solo l'immaginazione, se le api sono poche" (E.Dickinson n1755): per fare Amandine basta Amandine, per tutto ciò che c'è intorno, solo l'immaginazione. E allora Amandine si addormenta, esausta, sulla sua terrazza a cento metri dal mare. Quello che sogna ha i colori di tutto, e tutto ha finalmente un colore: gli alberi blu, il sole rosso, le case tonde, l'estate fredda, neve calda. Ha mangiato del tiramisù con la panna, proprio quello che adora. Non sopporta l'idea di non avere tra le mani, anche solo per un secondo, qualcosa che adora. E' buffa Amandine, col suo neo a metà strada tra il gusto e l'olfatto, l'aria soddisfatta di chi la fantasia l'ha già tutta in tasca, un fiore tra i capelli a farla bella per mezz'ora, quel profumo estivo sui polsi e sulla nuca. Ed è bella Amandine, di quella bellezza rara, non convenzionale, di forme accentuate e la riservatezza a farle da scudo: ha negli occhi la paura, Amandine, ma braccia tese e aperte verso il mondo, oscuro e sconosciuto. Ancora. Ha venticinque anni, ormai, Amandine. Quelli che sente - che avverte scorrere come acqua sulla pelle, inarrestabile, sempre più velocemente - sono molti di più. Quelli che vorrebbe avere - e che continuamente ricorda - sono molti di meno: l'altalena, la notte di San Lorenzo nella casa sul lago, quel pallone che non ha più calciato, la merenda alle sedici in punto. Queste, le cose che Amandine proprio non dimentica, che ricorda, anzi, sul finire del giorno, ogni santo giorno. Le ricorda come si ricorda una ninna nanna, con lo stesso senso di vuoto all'altezza dello sterno. Poi un libro, sempre lo stesso, che accosta ai primi tentativi di imparare a nuotare: Ventimila leghe sotto i mari. "Ventimila - pensava la piccola Amandine - ma quante saranno ven-ti-mi-la?" La grandezza, di fronte a tanta minuziosità, sembrava comparire come un'ombra imponente sulla sua espressione trasognata. Tenera, la piccola Amandine. Oggi le cose -pensa, mentre passeggia sulle vie assolate verso il mare (senza raggiungerlo mai, peraltro, il mare, e senza saperlo attraversare, ché ancora non impara a nuotare) - non sono cambiate: questo ammasso caotico di gente che viene, di quella che va. Amandine teme le persone, così come i bambini temono il buio, le ombre, la realtà. La stessa realtà che lei camuffa, quando può, colorando gli spazi bianchi dei giornali, delle attese, di quei pianti, delle parole a metà.


[...]

4 commenti:

flyinlife ha detto...

Mi somiglia proprio la cara Amandine; solo che lei ha la voglia di ritrovare l'entusiasmo perduto, quello che metteva nelle piccole cose, che da sole, bastavano a creare storie infinite.
Ed è bello, rivedere quella voglia, che io non so più dove trovare; magari la ritrovo nei suoi occhi, nelle sue magnifiche storie si, lì posso ritrovarla.

Eteronima ha detto...

Ma forse somiglia un po' a tutti, almeno in parte. L'energia che la sostiene è in me, in te, in tutti. L'illusione che tutto sia solo un disegno da modificare a proprio piacimento, la consapevolezza che i fogli a disposizione sono migliaia e migliaia e che di spazi vuoti ce ne sono infiniti, e che esistono proprio per esser colorati, quella la perdiamo tutti. Ma c'è -in me, in te, in tutti-. E prenderne atto è già un sollievo. Ti bacio.

Hally Lou ha detto...

Un trifoglio e un'ape. Sì. E li voglio subito. Prima che non abbia più fantasia per inventarli. Grazie. Sono parole bellissime.

Eteronima ha detto...

Sapevo che questo nome avrebbe attirato la tua attenzione. :) A te, Hally. Non vedevo l'ora lo leggessi. Ti bacio. ^_^

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