sabato 9 giugno 2012

Scritto dentro




La luce del mattino mi aprì gli occhi. La sua voce, come una eco che non sa avvicinarsi, era sottofondo mite del mio risveglio. Scrissi l’ennesima pagina di diario, che iniziava così: 

"Sapessi descrivere questo momento, potessi chiedere alle parole di spiegarsi per me, senza che io debba analizzare dettagliatamente ogni cosa. Potessero, le parole, fare quello che l’anima mia lascia essere solo pensiero. No, neanche pensiero. L’anima mia lascia tutto emozione. Nascosta, ancora vibrante, che pare fuoriuscire dalla pelle e che all’ultimo momento si ritrae. Confluisce nel sangue, gonfia le vene, fa ancora tremare. Ma dovessi dare un nome a tutto questo, dovessi dare un titolo a ciò che ho scritto dentro, non riuscirei. .."

“Hai occhi grandi”, mi dicesti. Di quello che ho visto, di tutto quello che è intorno son piene le pupille. Dei miei sogni di bambina che sono adesso fatti concreti, dei miei desideri taciuti e ancora sottopelle. Son pieni i miei occhi di te, ma non avrò il coraggio di confessarlo ai tuoi. 

"…Un mutismo apparente, mentre l’anima mai riposa. Ti vedo. Ti sento. Ti osservo. Pure quando non ci sei. Sei costanza, mai assenza, di un desiderio imploso. Sbiadito il tuo volto sulla lavagna della memoria, sei solo presenza intrappolata nei sogni. Che per quanto son sogni –per quanto son belli- quasi impauriscono. .."  

Sei timida, a volte”. Schiaristi la voce, portasti la tua mano alla bocca mentre la mia ti porgeva il caffè: pensai che son timida, è vero, solo quando a dirsi è il mio dentro. Così intimo, così profondamente agglutinato alla carne, così fragile e allo stesso tempo tormentato, che si nasconde. Non riesce. Si libera, ancora ingabbiato nel torace, tra gli anfratti delle vene. Ma non prende forma, non ha voce, stenta a parlare. Un vuoto d’aria, un’espressione da intuire sul viso, una carezza più lieve di notte, un sorriso macchiato sul volto.

Poi uno sbuffo di fumo tra le labbra. Sei bello, pensavo, e non lo sai.
La pioggia a tenere il nostro ritmo, se da quella distanza avessimo osato un bacio.
Ti voglio, dicesti a me un giorno, offrendomi intatta la tua libertà.

"Sei tutto ciò che voglio, l’intento mio di dirti in un secondo."
Scrissi l’ennesima pagina di diario, che finiva -e finisce, sai - proprio così.

2 commenti:

Flyinlife ha detto...

Il timore di aprirsi, di ammettere che ci si fida ancora una volta; la paura dell'ennesima delusione..
La voglia di essere compresa dagli sguardi, dal rossore sulle guance, dalle mani tese ad amare..
E lui _solo lui_ può capire...e _solo lui_ tu vuoi che capisca..

Eteronima ha detto...

Prima o poi, credo capirà. Se non l'ha già fatto. E' che è difficile fare quello che un tempo mi riusciva bene: spiegare, occhi negli occhi, quello che voglio. Mi spaventa quanto le cose semplici diventino complesse, al limite dell'impossibilità. Mi spaventa vedermi cambiare.

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