venerdì 23 marzo 2012

L'istantanea del tempo (delle banalità)






-"Dimmi qual è l’attimo in cui, all’improvviso, sole e terra si incontrano e, col cielo, diventano colore unico. Dimmi se c’è un attimo solo, in mezzo a questa sequenza sconfinata di istanti, in cui qualcosa – d’improvviso – cambia.

Era il tempo a non aver peso, in quei giorni che, tra le pareti di una stanza, restavano appesi. Corpi esanimi nell’ambiente sordo di una sola camera, forme circolari che sempre chiudevano il cerchio delle sensazioni, che dal dodici partivano e al dodici tornavano. Senza deviazioni, lancette costanti e di una noia confusa spesso con la compiutezza. (Sembrava tutto circolare ordinatamente, e tutto somigliare alla forma circolare del mio anello –segno di grazia e d’appartenenza, sottile ma immortale -. Sembrava. Fu forse un inganno, una lama a doppio taglio, il sentore di avere tra le dita oro vero. D’altra parte, quel sentore, altro non era che l’inconsapevolezza di indossare una fede di cartapesta. Una fede – un anello, un gioiello - che cedeva lentamente alla malleabilità. Tra le mani tue lo stringevi, facendo forza. Tutto, disordinatamente, tornava ad avere la propria  forma reale. Non più circolare). Il tempo, evaporato nel caldo di una notte di passione, tornava a battere forte per finire ancora una volta sul dodici. Cercavo punti di raccordo tra la partenza e l’arrivo, un punto saldo, qualcosa – un istante, un attimo, un solo momento – a cui aggrapparmi per ricominciare ancora.

A fatica distinguevamo il giorno dalla notte, a nervi tesi ci arrampicavamo sulle ore, che veloci scorrevano sullo schermo luminoso di un nuovo orologio. (Ma io la notte la possiedo, dentro, in fondo. Ho buio nelle vene, buio pesto, e del sangue che, alla cieca, vaga da ogni parte. Velocemente, non si arrende. E lotta, maledizione, lotta ogni dì coi mutamenti). Perdevo l’orientamento, non riuscendo più a scindere il piacere dall’errore. L’errore di vivere il tempo dell’altro e di non farne mai parte. Perché in due correvamo sulla stessa linea del tempo, a distanza, ognuno perseguendo una meta diversa.

E allora cercavo un istante, un secondo, il momento in cui buio e luce si incontrano, l'istante preciso in cui i colori si fondono, così come i nostri corpi avevano fatto, così come le anime nostre si fondevano ora:
- “Dimmi qual è l’attimo in cui, all’improvviso, ci si incontra e si diventa colore unico. Dimmi se c’è un attimo solo, in mezzo a questa sequenza sconfinata di istanti, in cui qualcosa – d’improvviso – cambia.”


- "Questo. Tra poco sarà notte, sai?"







[...]

2 commenti:

Flyinlife ha detto...

A volte mi chiedo se quell'unione di colori non sia tutta un'illusione...una deviazione nel nostro desiderio, dovuta al nostro sentire..
...eppure una volta è sembrato anche a me....

Eteronima ha detto...

E' il nostro sentire che, così come ci consente di vivere quell'illusione pienamente, così ce la fa riconoscere. L'importante è non rinnegare mai l'intenzione e il sentimento reconditi in essa. E' valsa la pena viverla, no?
Ti abbraccio

Eteronima in trasferta :)

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