giovedì 15 marzo 2012

Amaryllis



Faccio il danzatore per l’emozione che è danzare. 
Faccio l'acrobata per l’emozione che è l’equilibrio:





"Sono in una sala affollatissima, c’è gente che balla. Un tango o un valzer, con la giusta andatura ed i vestiti adatti. Gonne lunghe e spacchi audaci, è un nuovo carnevale. Hanno pure la maschera sul volto, i ballerini. Hanno una maschera che copre la forma degli occhi e camuffa le espressioni. 
Si danza, sul finire della notte, come nell’ultimo ballo di mezzanotte. Volti cupi, l’assenza totale di ogni emozione. Ma il tango è passione, sul filo dell’equilibrio diventa quasi un canto, è il corpo a prender la nota giusta. Qui, dove c’è musica, tutto è cristallizzato. Sebbene tutti, in ordine e simmetricamente, si muovano.

All’angolo della sala da ballo – accanto un amaryllis – ci sono io. Pare che gli altri non mi vedano e che io possa invece guardare loro. Ci trovo del ridicolo nei loro passi certi e così – di sensi – acerbi. Come se dietro ogni passo non ci fosse che un muscolo, e dietro il muscolo un input qualunque, dietro quell’input il cervello. E no, mi dico, no. Se possiamo danzare –se possiamo provare-, se possiamo esprimere attraverso il volto ciò che sentiamo – se davvero ci riusciamo – val la pena, dentro la musica, esserci. Esserci. Diventarne parte, suonarla.

D’improvviso, tra mille volti e abiti di scena, un viso familiare fa capolino. Era ora, pensavo, che anche tu ballassi. Era ora che ti presentassi così come sei, contornato di ornamenti, un tutt’uno con l’artificio d’essere. Sulla nota più lunga – vibrata, potente – i tuoi giri si perdono. Segui il tuo ballo come in un circo, sei l’acrobata monco di un numero già visto. Il pavimento – liscio e lucente –, come un filo, sa per te di insicurezza. Ma non c’è paura di cadere, non c’è timore di perdersi tra i passi. Dietro la maschera, anche il tuo volto è cristallizzato. Io, accanto ad un amaryllis, sogno di essere una musica – che piano arrivi al suo udito, che scenda poi nel costato, che tracci sul suo volto nudo l’espressione di un sorriso-. Come fossi ad occhi chiusi, come ti arrendessi al fatto che, in quella sala da ballo, la danza è un susseguirsi di passi, un mero conto, un processo meccanico in cui decidi che sarà il tuo corpo a comandare. E no, mi dico, no. Dietro il ritmo, nell’ondeggiare dei corpi, dietro la maschera, sulla fronte, possibile tu non senta uno straccio di emozione?

Tutto è cristallizzato. Accanto, un amaryllis. Dell’eleganza, esibita su di un palco come il più palese dei trucchi. Della fierezza, che in me si nasconde e in voi si offre, nient’altro che la maschera vigliacca di un volto che non ha niente da dire. Della timidezza, che avrei dovuto – mi dico- avrei dovuto raccontarvi."


Sono un danzatore per l'emozione che è la danza.
Sono un acrobata per l'emozione che è l'equilibrio.
Io sono un amaryllis, in scena non so stare.  
Sono un fiore, per l’emozione (rac)chiusa nel mio odore.
Io, io sono solo una donna. 
Una donna che ama per l’emozione che è amare. 



[...]


6 commenti:

Anonimo ha detto...

Innanzitutto complimenti alla scrittrice Eteronima per il punto di vista esterno che osserva il corpo e le emozioni da un "fuori" onnisciente, complice e fotografico. Ma si sa che con la primavera i ghiacci si sciolgono. C'è chi si scioglie nel vento e chi nei colori del cielo e chi nello sguardo degli occhi timorosi altrui. Gli alberi e i prati sono in fiore. Certo, pioverà, pioverà ancora. Il cappotto dell'anima ha i giorni contati.

Eteronima ha detto...

E se la primavera non riuscisse, nonostante il sole, a sciogliere il ghiaccio?
E se, invece, la pioggia non tornasse più? Se si potesse danzare e lasciarsi andare finalmente?

Smetto di farmi domande. C'è la primavera, là fuori, che mi aspetta.

Anonimo ha detto...

Là fuori, certo. Per quanto ci incarceriamo le cose verranno verso di noi, anche quando decidiamo di stare fermi e impassibili. Certo. Il fiume, il fiume a ratti placido, attardato e tumultuoso. Il fiume attraverserà zone aspre, buie, persino inospitali e poi sfociare in paesaggi lussureggianti. Il teatro ha le sue scene, ma la vita li sconquassa di continuo, senza badare agli attori in costume, reali o che recitano un sovrappiù. Il sorriso più del pianto è una maschera indecifrabile. E la primavera spinge nel canto e nel sorriso della pelle.

Eteronima ha detto...

"Senza volerlo, senza saperlo, nella ressa dell'animo esagitato, ciascun d'essi, per difendersi dalle accuse dell'altro, esprime come sua viva passione e suo tormento quelli che per tanti anni sono stati i travagli del mio spirito: l'inganno della comprensione reciproca fondato irrimediabilmente sulla vuota astrazione delle parole; la molteplice personalità di ognuno secondo tutte le possibilità d'essere che si trovano in ciascuno di noi; e infine il tragico conflitto immanente tra la vita che di continuo si muove e cambia e la forma che la fissa, immutabile."

(Non sono degna neanche di citarlo, ma non avrei saputo mai spiegarlo così bene).

flyinlife ha detto...

Mettersi a nudo non è mai facile; la maschera è una difesa naturale; ma è l'emozione, quella per cui vale la pena di togliersela...e non arriva mai per caso.
Sei splendida.

Eteronima ha detto...

No, non arriva mai per caso. Come la primavera. ;)
Sai cogliere sempre il senso di ciò che scrivo.
Ti bacio.

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