lunedì 19 marzo 2012

Dama Primavera (delle banalità)





Sulla tua spalla la testa mia si crogiolava, in attesa di un nuovo vento. Che portasse a me un nuovo profumo. La primavera, col suo sorriso di luce, illuminava tutto ciò per cui io vivo. Nel cielo, una scia mi ricordava della possibilità di percorrere tratti interminabili in poche ore. Mi ricordava quanta strada avessi dietro le spalle e quanta ancora da percorrere. A braccia conserte, accanto a un corpo che non ha malizia d’essere, gli occhi miei si perdevano, ancora una volta, ad osservare il cielo. 

Ma non è quello il mezzo per raggiungerti, non si tratta più di velocizzare i passi. In questo giorno che è una festa ma che sembra un dispetto, io ti sento respirare in ogni colore nuovo, nella corsa del tempo, al passaggio di testimone di ogni stagione, nella lotta continua tra la pioggia e il sole. Ti sento vivere nei miei passi, quando la strada si fa più dura e le gambe cedono alla stanchezza. 

E poi, in questo giorno che pare un dispetto, la primavera, con la sua eleganza, raffinata come una dama, arriva a prendermi la mano. Mi indica ciò che vale la pena cogliere, come un fiore appena sbocciato che pare offrirsi a me incondizionatamente, bello di quella bellezza che non solo è visibile, ma che è tale da manifestarsi anche all’olfatto. Ma, nell’indicarmi il fiore, la primavera mi ha sfidata. Ché è troppo distante il suo stelo, ora. Ché il suo odore non arriva a me se non grazie al vento. Quel fiore, una volta già mio, mi guarda ora da lontano. 

Che tu sia dentro il vento che mi carezza i capelli, o nella luce che fa di questo giorno un tempo buono per sentirmi libera, che tu sia questa dama gentile che da pochi giorni è arrivata, percorrendo un tratto lungo un anno intero. Che tu sia tornato, in questo giorno di primavera, in forma di emozione inosservata. Che sia stato tu, oggi, a passare su questo cielo, e a ricordarmi che c’è la possibilità di cogliere quel fiore. A ricordarmi che c’è, sì, c’è la possibilità di percorrere tratti interminabili in poche ore. 



(Per un amore che mi ha donato la vita. Auguri, papà.
Per la vita che, forse, mi sta donando un nuovo amore.)



4 commenti:

Flyinlife ha detto...

Le tue parole mi trascinano dentro te...e rimango ogni volta affascinata dalla semplicità disarmante con cui ti mostri...
C'è quella possibilità...tu lo fai, lo fai; sei con lui.
Ti stringo.

Eteronima ha detto...

E' la consapevolezza che a leggermi ci sono occhi come i tuoi, in grado di LEGGERE oltre il mio inchiostro, a darmi il coraggio di parlare di ciò che per una vita ho messo a tacere. Rischiando di essere banale, o di cadere nell'inganno della compassione.
Ma qui si parla di vita. E di un male che, pur essendo lancinante, mi ha fatto e mi fa riconoscere, una per una, le gioie che ho vissuto e quelle che ancora mi attendono.
Ti abbraccio.

Anonimo ha detto...

Eri tu, o luna

Quel colore di cecità,
eri tu.
Quell’emozione a pelle,
eri tu.

Lo schianto dell’assenza,
eri tu.
Il perdurare della notte,
eri tu.

Quella canzone a cascata,
eri tu.
Il bacio a ciliegia,
eri tu.

Quel fiore sull’acqua,
eri tu.
Quell’arco di mare,
eri tu.

Quell’ insieme unico,
eri tu.
Quell l’estate di sassi e spine,
eri tu.

Quei binari di nessuna partenza,
eri tu.
Scogli di rosario il tuo sorriso.
Eri tu.

Stringimi, dicesti.
Eri tu.

Guarnigione dei miei occhi,
palleggio di cuore scarnato.

Eri tu, o luna.


Ps: Quanto sopra è un commento che "appartiene", come può esserlo il vento o la pioggia o 'na lenza 'e sole o il sorriso di un attimo, a un post scritto e poi scomparso o forse s-cancellato.

Forse gli occhi hanno registrato e letto un errore, una visione differita del pensiero. o del tempo.

Transit Medina
Sponde del Mediterraneo

Eteronima ha detto...

Un mio post? Ricordi quale?

Sono i tuoi versi stessi ad essere vento e pioggia e sole e tumulto che mai rallenta. Sono, come tu dici, il sorriso -ma pure la consapevolezza e la forza e il senso e la passione- di un attimo.

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