Ti ricordo volteggiare leggera tra i giorni, accarezzare le parole - farci l'amore, fintanto che ce n'è -, baciarle sul finale, proteggere la fine d'ogni cosa, ed ambire sempre ad un nuovo inizio. Ti ricordo, me che sei stata e che torni, qualche volta, in una canzone o in una poesia. Ti accarezzo e un sussulto - pare di gioia, nostalgia, irrequietezza - cresce nel petto e somiglia all'entusiasmo di un nuovo progetto. Tu che sei stata me ed io che non so ricordarti se non attraverso gli occhi di mio figlio - che pure ti ricordano appena, malgrado tu sia ancora qui - . Io ti cerco, nelle pagine piene dei vecchi giorni e in quelle vuote di oggi. Ti proteggo - lo giuro - e ti aspetto, ovunque tu sia, che ritorni. Piccola libera donna appassionata e solitaria, io son qui che ti cerco - con gli occhi le mani la bocca, la bocca - e provo a ridire quella che eri, provo a guardare ancora il mondo coi tuoi occhi leggeri - proprio non riesco, eppure ho negli occhi una fotografia -. Che io ti somigli, è quello che spero. Che io possa ri-esserti o esserti e basta, e fingere che il tempo non sia andato via, che io sia ancora pronta ad accogliere ciò che sarà, e se lo sarà. Tu che sai di un passato che è quello mio, tu che non mi somigli e sei identica a me, tu che sai delle cose più vere che abbia mai conosciuto, tu che hai scritto chilometri di parole ed ora hai gettato l'inchiostro. Tu che sei la me più vera, ti prego, non andare via. Tu che sai di poesia.
Labiali scempie
il secondo libro di un'analfabeta di coraggio
giovedì 28 marzo 2024
martedì 4 maggio 2021
Antonia
L'ho inciso nel cuore, quel giorno, e negli occhi come una fotografia. Ricordare - lessi - v. tr. [lat. recŏrdari, der., col pref. re- [...], e con una mano ressi la testa che tentava. invano, di scivolare sul tavolo esausta. Non vi era riposo per i miei occhi già stanchi - polline e amore, quali armi peggiori -, non c'erano fiori sul tavolo, né dolci, né il tè che tanto amavi. C'erano foglie di ulivo, le prendesti con cura e le posasti piano sul bordo, poi iniziasti a cantare - re-cordo, re-cordi - una musica nuova anche a te stessa. Stringevi i pugni e li nascondevi, come a mantenere forte un segreto. Leggevo i tuoi occhi, leggevi i miei sguardi, piccola dolce donna d'argento. - Dovrei proprio andare - dissi sottovoce per non disturbare. Guardasti guardinga, con sospetto e indecisione. Toccai la tua mano con la mia, poi senza parlarti andai via e lasciai un bacio poggiarsi sulla tua fronte. Piccola mia, mia vecchia signora, fai che i miei giorni sian pieni di te, prima d'ora. Donna d'argento, mia musa e guerriera, fai che il domani si ricordi di te. La mia memoria ti ha perduta, pensavo stanotte: non ricordo i tuoi gesti, non più la tua voce, né mani, né gote. Però ricordo bene il tuo odore, donna d'argento, abbraccio di latte, mia carezza per sempre. E infatti, dicevo, lessi:
Ricordare, v. tr. [lat. recŏrdari, der., col pref. re- di cor cordis «cuore», perché il cuore era ritenuto la sede della memoria]
Ecco, nonna, a ricordarti d'argento è il mio cuore.
A nonna Antonia
giovedì 29 aprile 2021
Grafite
venerdì 23 aprile 2021
Donna di prima
giovedì 7 novembre 2019
Le parole sono vive - ho perso l'inchiostro -
giovedì 17 ottobre 2019
Donna di cuori - bozze ritrovate di tanto, tanto tempo fa -
La parola "meraviglia" usasti per descrivermi, le nostre mosse si persero in un bacio, carte e denari gettati per l'aria. L'ansia di noi violenta e improvvisa - cercasti il mio senso, cercasti i miei occhi. "Li vorrei per tutta la notte" dicesti, mentre la partita continuava. Le mie gambe accavallate e quella sigaretta che non fumo più da anni, l'aria di chi sa già che vincerà l'ultima mano : "tanto vinco io", decisamente dissi. E vinsi, io che non volevo proprio giocare: poker d'assi e carte scoperte. Io, la "tua" donna di cuori, con il jackpot in mano, quadri e picche nel mazzo e neanche un fiore ricevuto in dono.