giovedì 29 aprile 2021

Grafite








Era un profumo, lo scrivesti anche tu. Era un profumo e niente di più.
Cieca di occhi, io vedo di tatto. Insonne d'amore, distratta vergine savia, curo ferite di latte, poi mastico nenie, infine cullo le ore sul finire del giorno. Dove sei - mi domando - minuto ultimo del mio dì, dove sei - mi domando - sapore di miele e cannella, dove sei - ancora mi chiedo stanotte -  mio languido bacio/ carezza carnale. Tu piangi, io bevo dai tuoi occhi straziati, ti leggo lacrima di segni, mi spiego sapore di sale. Sorda ai tuoi suoni, io sono cristallo che cade. Mi senti, sul pavimento e nei fianchi, mi senti, ti sento, mi senti cadere. Soffochi il pensiero, lo vedo stavolta. Ricordi la forma, tracci nuda la mia gamba distesa sul foglio. Grafite ancestrale. Tratto infuocato. Muta di parole, io parlo di odori. Fragranze di mare - poi, vedi, salsedine e sabbia - e ancora non so ritrovarti e cercare. Nella mappa dei giorni, sbaglio strada e temporeggio. Son io quel ruscello, vivido e forte, son io la tua acqua - tu bevi, io ingoio - la tua colpa, il tuo affluente segreto, sei tu il mio segreto. Cieca di occhi, io vedo parole. Sorda di voci, io sento vibrare. Muta di suoni, io parlo di tatto. Tu ridi, io mordo i pensieri. Ti assaporo canzone, poi - vedi? - mi annusi, è un'altra passione. Cieca, poi sorda, ora muta, poi cieca, ora sorda, e muta di te. Solo di olfatto è il ricordo, lo dicevi anche tu. Vedi? Era un profumo e niente di più.



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