giovedì 5 luglio 2012

Maschile singolare


Avevo in mente un rigo, deve essermi sfuggito tra le pieghe del vestito. Lino sgualcito, trame sottili a dare ossigeno alla pelle. 

Versi astratti persi e ritrovati altrove, negli sguardi assopiti di un doppiatore. Tu reciti, pensavo, pure quando scrivi. Poi tra le sue virgole il sospiro si faceva vero, dando al tempo il ritmo incauto della prosa. Avevo in mente un verso, un solo endecasillabo, eppure svanisce in un momento, insieme all’illusione di averlo davvero scritto. La notte è una compagna ubriaca, che ti dona l’allucinazione della penombra: come se tutto fosse niente più che un contorno –le labbra di un amante, la scrivania che invoca ordine, le mie gambe incrociate all’angolo del letto- la notte è una puttana, di quelle che a poco prezzo calmano i bisogni –che siano anche di calma, o di silenzio -. E il giorno solo un sostantivo, maschile singolare, che attende il suo vitale predicato verbale. 

Eppure avevo in mente un rigo, qualcosa che dicesse piano –che parlasse chiaro- che di tutte le parole tra le dita –come anelli, come coltelli- non rimane che il contorno. Avevo in mente una frase sola – breve, pure scontata- che avrebbe in un momento reso il dolore straccio vecchio. Da buttare.

Versi astratti – o forse non è che delirare- persi e ritrovati in un frutto e al primo morso, quando il sapore è ancora esperimento e il palato non si annoia ancora. Sì, avevo in mente due parole, da pronunciare a me stessa prima di dormire: la notte è una carezza, concede agli occhi la sensazione della pace. Il giorno niente più di ciò che manca, un maledetto e vitale maschile singolare. 


(Ché attendo il mio predicato verbale, amare).



(Prima di te)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Le parole altro non sono
che anelli e coltelli.

Gli anelli per legare
carne, ricordi e memoria.

Coltelli nell'aria
a sminuzzare e recidere.

A bocca a bocca baco
e ragno tessono fili e legami.

A noi la lingua muta
il bacio la solitudine parla

agli incroci di sale
rema il biancore degli occhi.

il non detto dell'anima,
le reti a strascico

dragano a fiotti di luna
parole mortali.

Eteronima ha detto...

Mi incanti, come sempre.

Anonimo ha detto...

Dissipi quieta
I colori
sfrontati
Del cielo

Sfrondi tenace
Dal rumore
del mare
L’anima

Flyinlife ha detto...

Non riesco a commentare...rivedo me che tento di attingere schizzi di luce nel buio...e penso chissà..chissà se ricordo ancora come si fa a coniugare quel verbo, che è tutto tranne che regolare..

Eteronima ha detto...

Regolare per nulla Fly, è vero. Ma un condizionale ha sempre il suo infinito, mi viene da dirti. Ed un presente. E, soprattutto, un futuro. Ti abbraccio forte.

Transit, il senso delle cose è sempre dietro la percezione che abbiamo di esse. Attraverso i sensi tu racconti. E lo fai con un'intensità che è maggiore ogni volta. Grazie.

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