sabato 21 luglio 2012

Ma le stelle che ne sanno





Secondo le stelle stanotte avverrebbe un incontro. Secondo le stelle stanotte troverò il coraggio per affrontarmi davanti allo specchio, per poi affrontare –faccia a faccia- un destino. Uno qualunque, già scritto da tempo, molto diverso dal mio. E in quel destino imbattermi, arco e freccia, braccia ben indirizzate. Secondo le stelle sarà Cupido, stanotte, a risvegliare la parte addormentata di me.
Ma le stelle che ne sanno, mi dico, di tutti i destini che ho evitato, di quanta finzione ho recitato, di quante mani –senza amore- ho toccato. "Piacere", con l’aria sommessa di chi avrebbe molto da dire, ma che dà la parola –muta- soltanto alla paura. E le stelle, poi, che ne sanno –che ne sanno- dei suoi capelli o del suo sorriso. Che ne sanno di questo senso di vuoto, o dei momenti in cui l’abbraccio migliore è solo un cuscino. Le stelle non c’erano, no, non c’erano in quella notte piovosa che ci ha fatto incontrare: “somigli a questa sera, ancora un momento e te ne andrai come non fossi mai esistita. Ma ritornerai, lo so, ritornerai”. Loro non lo sanno, che ti ho già incontrato.

Secondo le stelle questa notte concepirò un sentimento, io che scappo continuamente da tutto ciò che mi può dare amore. Secondo le stelle la pelle varrà più di ogni altra cosa –l’odore, il colore, poi la reazione al contatto-. Secondo le stelle c’è un’occasione, stanotte. Ma le stelle che ne sanno, mi dico, di quante strade ho visto sotto 'sto cielo, e di quante direzioni ho percorso, fino a fermarmi, con lo sguardo rivolto verso l'alto, a cercarne altre.

Già, le stelle non lo sanno. Che ora -ora che non tremo più- ho tanta paura. Di quegli occhi. Due occhi nuovi - belli di una bellezza rara -, che ancora -e ancora e ancora- mi attendono. Perché sanno già che -prima o poi, quando non avrò più paura- da loro ritornerò. E invece non lo sanno, le stelle, che da quando lui se ne era andato tutto somigliava ad un gomitolo, un nodo, un affare intricato. Che ho dormito per mesi dalla stessa parte del letto. Che la carne ha tremato fino a farmi svenire. Che ho vomitato per giorni. Che non ho fatto che scappare, da allora. E che, dall'amore, scapperò ancora.

Quelle stelle lì -che stanno ancora a parlarmi di destino, e di arco e freccia, e di Cupido- tutto questo, no, non lo sanno.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Le stelle hanno memoria, ma c'è un equivoco di fondo: qualcuno ci ha fatto credere che le stelle siano angeli. Lo sono, ma a modo loro. Ci guardano, ci guardano soltanto. Esse, dopo il caos primordiale, guardano tutto quel che facciamo e pensiamo. Tutt'al più potremmo parlarci con le stelle, ma non conosciamo ancora il loro linguaggio muto. Forse per raggiungerle dovremmo cavalcare il silenzio: l'astronave della nostra anima degli universi. Intanto disperiamo nei nostri vecchi e nuovi amori. Credo però che le stelle parlano, soltanto quando il cielo è pieno di nuvole e piove. Piove e ci ripariamo; piove e ci rintaniamo. E loro a chiamarci, fisse nel destino, e a piangere perché non possono abbracciarci. Ah, le stelle.

Eteronima ha detto...

Stasera, con la valigia ancora da preparare sul letto ed un treno che mi attende di prima mattina, ho ricordato che -come molti, suppongo- fino a qualche anno fa, parlavo davvero ad una stella. Pareva un miraggio. Costante, attenta, (quasi) sempre presente, in quell'angolo di cielo -basso- davanti alla casa dove sono cresciuta. E' ancora lì. Ed è rassicurante, oggi che mi aspetta un altro "viaggio". Ah, le stelle.

Flyinlife ha detto...

Ciò che vediamo è nei nostri occhi, nella nostra esperienza, nel nostro stato d'animo.
Nulla è oggettivo.
Ma le stelle....non fanno che stare a guardare quelle...

Guido Mura ha detto...

Siamo riusciti a rendere antropomorfe anche le stelle, che non fanno altro che bruciare ed emettere luce che prima o poi arriva qui da noi. Chissà perché le rendiamo responsabili di tutto quello che desideriamo o temiamo? Diventano una nostra proiezione, una parte del nostro pensiero.

Eteronima ha detto...

Fly, Guido: oggi spero di mettere in scena uno spettacolo degno della loro attenzione.
Vi abbraccio.

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