martedì 3 aprile 2012

Di presenze vive/o




Al nodo della sua cravatta legai il mio profumo. Come a dire “portalo con te”, come a dire “sono con te”. 


Diventasti carta bianca per la mia penna, udito buono per le mie parole, compagnia perfetta per un viaggio che sarebbe stato senza te. Nel mio viaggio, annotavo distrattamente cosa -di me- vedevo nei luoghi che toccavo. Poco prima, sulla stessa strada, avevo lasciato le mie paure nella tua tasca, perché tu le proteggessi. E allora ogni panorama era dentro, senza che io avessi timore di andare.

Poi. Poi con le mani arrugginite dal tempo ordinavo i vestiti. La simmetria diveniva l’unico criterio per mettere in ordine gli anni: disposti in fila, clochard nella mensa della memoria, figli di nessuno a cercare un nome. E’ che i ricordi non sempre si addomesticano, nonostante i tentativi ostinati della mente. Si addormentano, si quietano, ma non s’addomesticano mai: c’è un momento, mentre i piedi alternano i loro passi sull’asfalto, mentre al supermercato ci si trova davanti quel prodotto -proprio quello lì-, mentre si percorre la stessa strada di anni fa, in cui, improvvisamente, il passato torna presente. E brucia la carne. Penetra le ossa.

Ritorna una voce che scolpiva l’aria d’azzurro.
Riavvolge una stretta autentica e fiera.
Partenze e tiepidi ritorni; passi alternati e incerti
e poi il suo volo troppo veloce per me.
Mani e pensieri che si intrecciavano lungo un’autostrada
e un diario di bordo che portava il suo nome.

Ora il tempo copre gli odori, l’essenza dell’oggi prende il sopravvento, “dovresti raccontarmi cos’hai fatto finora”, poi “sai? la pelle ha cambiato profumo”. Accorgersi –per il tempo che è una stretta di mano- che le mani non cambiano mai, hanno qualcosa che solo gli occhi hanno: invecchiano, come la pelle tutta invecchia, ma il loro segno distintivo è il modo. Il modo di guardare. Il modo di toccare. La pelle no, la pelle cambia e non rispetta ciò che sei stato. La pelle è involucro anche per questo, quasi mai è espressione del dentro:

Poi un pianto_il suo.
Perché il pianto di un uomo non si può dimenticare;
rimane arpionato all’anima_e intorno è silenzio.

Un nodo alla gola, le lacrime sue. Mi dicevo “fosse questo un addio, piangerei con lui”. E invece le nostre mani –che non cambiano mai-, le nostre mani sono – a distanza- silenziosamente legate.


Al nodo del mio foulard legò il suo profumo. Come a dire “portalo con te”, come a dire “anch’io sono con te”.

Flyinlife
&
Eteronima

All'eleganza e alla discrezione di Flyinlife, 
al suo coraggio di donna, alla sua sensibilità,
a quel nostro modo di sentire che ci ha fatto scoprire similitudini.  
Grazie.

9 commenti:

flyinlife ha detto...

Io rimasi immobile e muta.Il sorriso lo nascondevo.
E tu, dentro me,
a dipingere coi toni più veri,
a intagliare ombre e inventare giochi di luce
a dar rilievo e solchi a tutto ciò che lì era fermo e spento.
Sapevo che un mio solo movimento mi avrebbe ferito a morte.
Ma il tuo, intorno al mio dentro, mi ha liberato...e il cuore ha tremato.
Grazie.

Anonimo ha detto...

certe lacrime bagnano il passato di un profumo tanto indimenticabile quanto incancellabile... ogni istante ritrova e rinnova...

un magnifico esempio di scrittura, bravissime!!!
baci

Eteronima ha detto...

Flyinlife, sei cara, lo sai. Le tue emozioni, oggi, hanno liberato le mie. Non smetterò di ringraziarti.

infranotturna: il passato è presente, se ha pianto piange, se ha riso ride, se ha abbracciato abbraccia. Ma se lo si prova a dimenticare, ritorna. Rivive, in qualche modo. Vive dentro noi. E non penso sia una cosa sempre negativa.
Grazie. E benvenuta ^_^

Anonimo ha detto...

Partimmo dal cono d'ombra di alberi e foglie.
E slacciammo gli sguardi dell'anima.

In fondo, luce di versi,
accorciammo di un tot le nostre dita:

Stringemmo il cielo, soffocandolo.
Dietro le orecchie, avevi un profumo senza età.

La libertà bambina ridendo disse:
L'ombra è la radice dei sentimenti.

Le distanze sono piccole vastità.
Il vento alza spesso la gonna alla luna.

Le carezze e i baci, i pensieri come orecchini,i ricordi e le mani, sono velieri finto acciaio:

fuggono come bambini quando escono di scuola.
I chiodi non reggono le ganasce del cuore.


Transit Medina

Anonimo ha detto...

Gli occhi tuoi

Sprazzi di vita ciondolano
come questo tendone al vento.

Trecce le spire dei baci
nelle strade affollate di sorrisi.

Acqua dell’anima gli sguardi,
e a pelle le vie dei palpiti.

Da ieri a oggi i riverberi a
squassare il tappeto del tempo.

Lievità le mani, il soffio
di una nostalgia di fuoco

troppo fresca
la legna che brucia il passato.

A imbrigliare le passioni, la diga
del sangue,

a tradire le quattro stagioni,
i tumulti degli occhi sempiterni.


Transit Medina.
Sponde del Mediterraneo

Guido Mura ha detto...

Brave!!! ;-)

Eteronima ha detto...

Un sorriso a voi.

C.k. ha detto...

sorrido... un bell'esempio di scrittura d'anima
E' come un motivo musicale che hai conosciuto in tempi lontani e lo riconosci sotto le dita di un altro esecutore
piango...per l'intensità delle sensazioni, per quel passato che non s'arrende a diventare"passato".

Eteronima ha detto...

In fondo queste sensazioni -le stesse, in intensità e tempi diversi- appartengono o apparterranno ad ognuno di noi. E, proprio come la musica, dal momento in cui dai loro ascolto non muoiono più.

E' sempre bello trovarti qui.

Posta un commento