lunedì 4 luglio 2011

In equilibrio sul filo del noi









►Lovesong, Adele


Deve esserci una spiegazione se l'orizzonte è fermo solo se sei fermo anche tu. E si muove se ti muovi. E corre se tu corri.
Già, come quegli amanti che si riconoscono da lontano, ci si affanna per raggiungersi.


Mentre percorrevo la strada verso il mare, l’ho visto disegnarsi sul finestrino, avvicinarsi piano ai miei occhi, terra nuova dove muovere passi. Una vista sfumata e interrotta dal ballo scoordinato dei miei capelli, già travolti da quella brezza che è solo del mare. Ho chiuso gli occhi un istante, lasciandoti il tempo di dirmi mi piace immaginarci laggiù. Acrobati instabili, in equilibrio sul filo del noi. Lì, dove cielo e mare si dividono, netti, bruschi, decisi. Dove ci si può immaginare a fluttuare nell’aria, o aggrappati a quella linea che sembra grafite, da cancellare e riscrivere più vicino, se occorre. Lì, dove ci si può immaginare nudi di vesti, di scarpe, di ansie e anche di sogni, ho visto per un momento il sole abbracciato alla terra e l’acqua scontrarsi con la pietra, per ritrarsi poco dopo e tornare a battersi più viva.


Poi le mani hanno fatto il loro gioco, toccando ciò che c’era intorno, terra, carne, sassi, scogli e te.
Poi le mani hanno fatto il loro gioco, interrompendo la voce degli occhi.
E gli occhi si son persi nel movimento, catapultati nel vortice del tatto.
Ma, di nascosto, ho spostato lo sguardo oltre gli oggetti, oltre le braccia tue che incorniciavano l’atmosfera come fosse una fotografia. Ed ho visto l’orizzonte allungarsi piano e cambiar colore con il calar del sole.
E poi le mani son diventate cielo ed i tuoi occhi son diventati mare, le mie parole solo fumo e le tue ciglia spazi sconfinati in cui viaggiare.


Sai, mentre percorrevamo la strada verso il mare e tu parlavi, pensavo tra me e me che invece l’orizzonte non si muove, che ha un suo luogo esclusivo e irraggiungibile, da guardare da lontano per immaginarsi acrobati. Pensavo che l’orizzonte è sempre là, punto immobile e costante, attrazione e distrazione, punto d’approdo mai raggiunto. Che quando cammini è fermo, che se corri non lo fa, che è immagine di un desiderio inappagato.

Ma tu portami laggiù, ad indicare i sogni col dito puntato in avanti, ché il cielo è già lì.
Portami lassù, ché tanto basta niente e due parole e un bacio e il tuo equilibrio e poi le mani ed il tuo mare.
Portami laggiù, a guardarci per la prima volta da vicino.
Ché tanto basta niente e due parole e un bacio e il mio equilibrio e poi le mani ed il mio mare.


E noi.

1 commento:

live4free ha detto...

Riesci a proiettare le immagini in multidimensioni...coinvolgi completamente...sei un incanto.
 

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