giovedì 20 settembre 2012

Come (di) pioggia





Come di pioggia. Come di pioggia sei il suono, quando cade silente e non fa rumore. Come un sospiro più grande, nella secca dell’estate che se ne sta andando. Come un respiro alla fine della corsa, l’ennesimo ristoro che attende il campione. Sei come di vernice, lucida e trasparente. Un senso profondo che emerge dal foglio, la rima baciata che da’ il suono alle cose. Che fai lì sperduto, quale nome hai perduto negli anni passati? Qual è quel  volto che non sai tratteggiare, quale il profumo, quale il suo sguardo? Quante fatiche hai dovuto superare, qual è l’eroe che più ti somiglia? Ti cerco, non lontano, attendendo la fine della pioggia. Che lavi ogni cosa, mi dico ancora. Che disinfetti la mia pelle dalla ruggine del passato. Che sia trasparente, che non faccia troppo rumore.
Come d’asfalto, sulla corsa dei giorni. Auto in continuo movimento, disegni bianchi a tracciare percorsi per anime sperse, più avanti poi a destra, cento metri e a sinistra. Ritrovo l’orientamento per farmi coraggio, lo perdo di nuovo se intorno a me c’è questo caos deserto. Di voci, di gambe, di motori e semafori. Una giravolta nel mondo, nella capitale del mondo.
Come di pioggia sei un lampo. Un solo momento. Come di pioggia sei lo scroscio, che fa da colonna sonora ad una nostalgia che già sento. Come tormenta. Come tempesta, che d’improvviso compare e non mi so riparare. Come carezza, sei una necessità ad occhi chiusi. Tu sei un futuro imprevisto che toccherò presto. Come in un sogno che non ho mai sognato, come un esempio che è solo a sé stesso, come una frase che ha un solo possibile predicato verbale, come una similitudine che no, non so inventare. 
Sei assente eppure presente in ogni dove, sei voce e lamento di un sentimento che attendo.

Lei colse un fiore, un fiore bianco, lo guardò di un amore intenso, lo carezzò come si accarezza il primo sentimento. Non fu per vanità, ma vi si specchiò dentro. Ora tutto –tutto quello che era lì intorno- aveva un altro senso. Mosse il ventaglio come fosse di cristallo. Preziosa l’aria, prezioso quel momento, preziosa pure la paura poi di perderlo. Ma colse un fiore, e lo guardò fiorire. Colse un fiore che ebbe bisogno di cure, di luce, di acqua, di premure. Che profumava di terra.


Come la pioggia. 

(ché niente pare mai abbastanza, dopo noi)

6 commenti:

Serpente Piumato ha detto...

Adoro vagare con la mente
in ogni dove
e poi ripararmi,
in un luogo accogliente,
se fuori piove ...
http://amicidimauro.wordpress.com/2012/04/22/piove/

Eteronima ha detto...

E se invece di ripararsi si continuasse a camminare sotto la pioggia? Come a dire che tanto non fa male, come a dire che è il caso di lasciarsi travolgere. Dalla pioggia. Dal temporale. Dall'Improvviso.
Grazie del pensiero, un sorriso ^_^

Serpente Piumato ha detto...

"Lasciarsi travolgere?"
Sarebbe bellissimo!
http://youtu.be/9QRx82fKxT8
Però vorrei capire
come andrebbe a finire
se poi "qualcuno",
inevitabilmente,
dovesse ...:
http://itachifan.iobloggo.com/90/soffrire
... (Un altro Me)

Eteronima ha detto...

E' inevitabile, l'hai detto. :)

Anonimo ha detto...

Ogni tanto è bello anche lasciarsi travolgere, uscire dalla solita strada, riparare in una locanda sperduta, tra gente che non avresti mai conosciuto. Vivere è anche fare quattro passi nell'ignoto.

Eteronima ha detto...

Soprattutto. Vivere è l'Ignoto.
Un sorriso.

Posta un commento