martedì 24 gennaio 2012

Ghiaccio





7 Luglio 2011


Dammi la mano. Lascia andare il silenzio. 
E guarda come viene giù, questa neve di luglio che resta impregnata sul pavimento. 

Avevo quindici anni, quando ho visto scendere per la prima volta la neve d’estate. Faceva caldo. Le sensazioni non combaciano mai, quando il dolore sostituisce la vita. E, quando lo fa lentamente, le sensazioni spariscono. Solo veleno nel sangue. Sangue buono. Ma gradualmente contaminato, avvelenato.

Quel giorno ho sentito l’istinto di salire sul tetto, per avvicinarmi a te e dirti vedi? Possiamo ancora dirci, possiamo ancora toccarci. Ma il tetto era ghiaccio, e la luce pian piano andava a dormire. La luce, non io. Io non ho dormito per notti, non ho riconosciuto l’alba e il tramonto per mesi. Nelle stanze, sul soffitto, tra gli spazi lasciati vuoti dai mobili, ti rivedo. Eppure il gelo è anche sulle ciglia, eppure il gelo mi fa chiudere gli occhi. L’avevi scelto tu, pavimento bianco per dar  luce alle stanze, anche quando fuori sarebbe stato buio. Avevi scelto per me la luce, per ordinare i pensieri, per avere un futuro che fosse chiaro e concreto. Ma il marmo s’è trasformato in ghiaccio, nell’esatto momento in cui sei andato via. E l’equilibrio cos’è, quando non c’è un filo su cui poggiare i piedi, quando a dividerti dal burrone c’è solo il burrone. E sopra la testa solo pressione.

Sai, è difficile camminare senza cadere, è difficile farlo insieme agli altri senza rischiare di coinvolgere loro nella tua caduta. Il mio ginocchio sbucciato non mi ha mai fatto paura. 
Prendila tu, oggi, la mia mano. Perché scivolo, continuo a scivolare. Il pavimento è ghiaccio, le mie gambe sfinite. 
Dammi la mano. 
Cado. 
Dammi la mano. 
Sto scivolando.


Ed ho tanto freddo, papà.



Con il coraggio di chi non ne parlerebbe mai.
Perché glielo devo. 
E perché lo devo a me stessa.

13 commenti:

Flyinlife ha detto...

Mi lasci senza parole, Tu..
Mi sconvolgono le tue mani...così attente e precise...a incidere l'anima.
Indelebile e meravigliosa.
...sei bella...

Eteronima ha detto...

Le tue parole come un abbraccio.

Anonimo ha detto...

Il freddo nelle ossa, in luglio e con la neve, viene dall'anima. L'anima è: fessura,crepaccio, precipizio,abisso. Bisognerebbe percorrere le strade dell'anima già prima dei tempi freddi e bui. sperando che non ci inatenino nell'età dell'oro umano, quello delle pelle, del cuore e dell'acqua che scorre dentro di noi.

Transit Medina
Sponde del Mediterraneo

Jessica Monroe ha detto...

Mi ha ricordato una scena d'infanzia..
JM

Anonimo ha detto...

Cara Ete,
è una domanda che si biforca e che avevo scritto come finale nel mio commento precedente, che avevo cancellato e che da ieri sera, pensando alla tua risposta, ritorna con veemenza dal mio animo: Qual è il tuo rapporto con la scrittura? Ti ha cercata lei, o sei tu che l'hai scovata? personalmente non credo a una via di mezzo. si riponde quasi sempre a un imperativo. o l'uno o l'altro. persino quando ci sentiamo incapaci e inadeguati alla pratica della scrittura. Parsimonia, refrattarietà,stanchezza e fuga, paradossalmente, sono collanti, specie quando non concediamo nulla alla scrittura e nulla ci concediamo.

Transit Medina

Eteronima ha detto...

Non riesco a fare a meno di scrivere da quando ho imparato a farlo. Non importa come e quando. Importa che io lo faccia.
Labiali scempie, così come tutti i blog pubblici, è però uno strumento da utilizzare con cautela: rendo pubbliche alcune delle mie parole, cerco di donarle agli altri e in risposta ricevo qualcosa di più, molto di più. E' difficile concedersi totalmente, anche solo attraverso le parole, se lo si fa davanti ad un pubblico così potenzialmente vario e vasto. In questo senso, esser parsimoniosa con le parole diventa un modo per proteggermi, per mantenere intatta - e intima - quella che è la mia interiorità.
Penso sia un bisogno di tutti, quello di preservarsi, così come può diventarlo Scrivere.

Anonimo ha detto...

Scrivere


Scrivere è
nun sapè scrivere,

(pecchè 'a sintassi e 'a
grammatica d'o core e d'a vita
'a meglio scola nun te po' mparà mai.)

scrivere è
'o sole dint'a ll'uocchie.

scrivere è
quanno me songo 'nnammurate.

scrivere è
quanoo m'he lassat'.

scrivere è
'o core ca te scoppie mpietto.

scrivere è
'a pucundria d'a jurnata.

scrivere è
'a sciamarrelle ca me fa
piezze piezze.

scrivere è
pe' primma cosa,
nun sapè scrivere.

scrivere è
chella luce ca nun se vede maie.

scrivere è
cumbattere contro 'a tte stesso.

scrivere è stato aiere,
doppo 'a morte, e oggi,
ca staie murenno.


scrivere è
'a strega 'e ll'anema toia.

scrivere è
'a mano ca si rifiuta 'e scrivere.

scrivere è
chello ca nisciuno ha maie
liggiuto dint'a ll'uocchie tuoje.


Transit Medina
Sponde del Mediterraneo

Eteronima ha detto...

"chello ca nisciuno ha maie liggiuto dint'a ll'uocchie tuoje". Esattamente.

Flyinlife ha detto...

Se posso permettermi...
Scrivere è comm'a parturì;
mentre 'o faje patisce e chiagne,
doppo te siente vuota e libera
e chelle che primme 'o sentive solo 'mpiett a te,
mò sta sotto all'uocchie 'e tutte quante.

...avendo provato entrambe le esperienze...

Un caro saluto.

Anonimo ha detto...

Quanno 'o poco addiventa assaje,
'o core spercie lacrenme 'e pece;

comme culonne 'e pepierno
chiagneno sango,

chello annascunnute
dint'o scuro 'e ll'anema,

anema nera, ca appaurata,
pria 'a maronna e tutt'e sante.


Transit Medina
Sponde del Mediterraneo

Anonimo ha detto...

Sei lontana nella mia carne;
anche quando non voglio,

non faccio che pensarti:
sei piattola nell’inguine svernato

Strisci le tue calze di ferro
contro la mia pelle, cristallo verde.

Le mie mani adescatrici
sanguinano alla tua presenza.

Scuoi i miei giorni invasi,
e nel ricordo immarcescibile

svuoti le urne impolverate
con baci virulenti,

dimori assetata,
brandina cigolante coltelli,

nel cuore
dell’anima assente.

Transit Medina
Sponde del Mediterraneo

JudyBarton ha detto...

No, non ho mai avuto quel coraggio e forse un giorno ne dirò. Sto vivendo una situazione per certi versi simile, per cui queste tue parole colpiscono duro. Ciao.

Eteronima ha detto...

Non ti direi mai di cercare quel coraggio. So bene quanta fatica si faccia a parlarne, specialmente se l'interlocutore non può capire cosa si prova.
Ma è naturale ignorare l'esperienza degli altri, così come è naturale il processo interiore per il quale, ad un certo punto, sentiamo l'esigenza di raccontarci. Un'esigenza, un coraggio che avrai presto anche tu.

è bello sapere che, dall'altra parte dello schermo, qualcuno comprende ciò che vuol dire e quanta fatica ci sia dietro quel coraggio.
Un sorriso a te.

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