Di un istante appassito, del suo rifiorire a Natale.
Era una mattina qualunque, col sole smorzato da una pioggia discreta. Era stata una notte come tante, ancora incapace di luce naturale, in quello scenario che è Roma, naturale quanto basta a dar senso all’ornamento. Luci, ritagli di vernice bianca sull’asfalto, il filo di Arianna come percorso reale, una sola traiettoria-il dubbio è se partire oppure star fermi. Non sapeva, no, ancora non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasta. I bicchieri della sera prima – uno sporco di rossetto- erano l’unica certezza che quel momento realmente era stato: tutto, si diceva, sembrava la messa in scena di una sceneggiatura. Da lei scritta, o da lei soltanto immaginata. Le calze – sfilate all’altezza del ginocchio- erano solo un dubbio: le sue mani, quella notte, l’avevano davvero sfiorata? E quelle chiavi, a penzoloni sulla maniglia del portone, erano forse un invito, un invito a tornare? Ma era soltanto una mattina qualunque, ancora appesa alla luna – suo malgrado, ancora lì, sfocata -, ancora una volta figlia della notte, ancora una volta madre del tempo. E di quel tempo avere ancora così tanta paura. Fu un istante – l’incrociarsi di eventi, di espressioni, di parole-, fu quella condizione inevitabile – sorridergli, senza che nulla potesse fermarla -, a dirle che era lì. Lì. In una mattina qualunque, dentro uno scorcio di Roma – più tua che mia - qualunque, in un Ottobre qualunque, in una serenità qualunque. Ma era lì. Non importava l’ordine dei libri in libreria, la disposizione dei mobili, il freddo o il caldo della stagione, non importava null’altro. Ciò che davvero contava, in quel contesto qualunque, era che, dopo molto tempo, Amandine non si sentiva una qualunque. E quel sorriso – distratto, pure un po’ capriccioso – no, non era un sorriso qualunque.
(Guardare tutto con occhi sereni,
per il tempo che sarà)
4 commenti:
Indossa quegli occhi sereni e non liberartene mai, mia cara.
Quanto sei cara, Hally. Con quegli occhi ti leggo, con quegli occhi ti auguro lo stesso.
Meraviglioso questo tuo rifiorire; meraviglioso guardarti e scoprirti di nuovo serena...
Sì, Fly, m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o.
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