giovedì 10 gennaio 2013

Amandine

(Un anno e mezzo come vento)

Non c'era, negli occhi di lui, niente per cui valesse la pena rinunciarvi. Amandine era lì, davanti ad un tavolo che ancora dava spazio alla polvere - del tempo trascorso e poi dimenticato -, e non scorgeva nulla per cui valesse la pena rinunciare a quell'attimo, a quello stand-by necessario, logicamente conseguente. La pausa - la necessità - era quella di allontanare gli occhi di lui e guardare tutto, attraverso i filtri di luce del mattino, da un'angolazione differente. Una qualsivoglia distanza - come se la pelle non parlasse un linguaggio perpetuo e costante, indipendentemente dallo spazio - che le permettesse di essere razionale, di pesare le emozioni, i silenzi, le parole - maledette parole. No, non c'era. Non c'era un motivo, uno solo, che portasse Amandine alla conclusione - peraltro sensatissima, nell'assenza di criterio - che avrebbe dovuto chiudere la porta. E, con la porta, soffiare via la polvere - non del tempo che fu, ma di quello che era appena stato. Le impressioni di una mattina qualunque, marchiate sulla pelle come nei, dicevano abbastanza: la loro localizzazione come consapevolezza, a tradire il caso. Una logica matematica che la spaventa da sempre, un cerchio che si chiude perfettamente e il timore di non riuscire a rimanervi dentro. Corrispondenze. Le  risate. La paura - fottuta, pensava Amandine -. Il letto disfatto, la sveglia che, per la prima volta dopo molto tempo, non aveva un suono irritante. Era bello. Bello. E non trovava altro modo per descriverlo. E allora - rifletteva Amandine -, alla distanza, la lucidità, come una sorta di messa a fuoco, sarebbe tornata. Ma una miopia degli intenti impediva ogni razionalità: no, non c'era alcun motivo per fermarsi, per allontanarsi, per rinunciarvi. E, nella luce ancora ubbidiente del primo mattino, la polvere - il tempo, l'attesa - non diventava che aria, a danzare dentro un raggio di luce filtrato dalle imposte. Fu in un preciso istante, quello in cui con le dita spostò i capelli all'indietro - come a voler vedere meglio l'intorno - che pensò che sarebbe bastato un gesto semplice, consueto, a mandarla via. Bevve l'ultimo sorso di caffè, sorrise e finalmente aprì la finestra: via, pensava, via - il tempo che fu, altre mani, il non sapersi ancora - via.


(nell'illusione della verità)

2 commenti:

flyinlife ha detto...

L'arrivo della consapevolezza che potrai ancora vivere _eccome_ senza di lui...bellissima!

Eteronima ha detto...

...o con qualcun altro. :) Sai, Fly, comincia ad essere bello anche ciò che non lo è stato. Già, consapevolezza. Uno sguardo distaccato, ché ciò che mi attende, quasi per logica conseguenza, dev'essere certamente migliore. Forse davvero, quest'anno nuovo, ha portato un sorriso. Ti bacio ^_^

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