venerdì 22 ottobre 2010

L'apocope











La testa mi scoppia, affranta da inutili pensieri.
D  O  M  A  N  I.


Hai costruito cartapesta, Eva.
Hai assaporato un sapore insipido, facendoti chiamare con un nome che non è il tuo, Eva.
Questo nome, che ti rappresenta come sei e che ti presenta male.
Una parte di te.
Quanto la odi.
Quanto la ami.
Di un amore e di un odio struggente, al limite della follia.

Tu tocchi il tuo confine, malleabile come una pallina anti-stress, che ritorna sempre quella che era. Fragile, così oscura, coraggiosa, maledettamente recidiva: è nei tuoi occhi, la solita, cupa, mai arresa,
P  A  U  R  A. La suggerisce la tua memoria, fitta rete di ricordi amari.

..delle persone ormai andate. Di ciò che da un giorno all'altro non hai più avuto. Di una mancanza. Della vita bastarda che, senza preavviso, un giorno ti frega, ti mette alle strette, ti costringe alle sue condizioni, così severe.



Eppure un'armonia l'avrò.
Eppure qui di speranza ce n'è.

Riscattare una vita.


La sua.

2 commenti:

correreoltre ha detto...

Seppure un grido disperato quella poesia, leggo speranza fra le righe.
Ciao

Eteronima ha detto...

Parlare di e con sé stessi fa emergere il tormento ma anche la fiducia nel futuro, è inevitabile. C'era e c'è della speranza, per fortuna.
Un sorriso ^_^

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