Era lì, accovacciata sotto i ricordi di una vita, immobile e fragile come sarebbe un passero infreddolito. Le ho toccato una mano, l'ho guardata negli occhi, le ho detto "non rinunciare alla vita".
Io, che se volessi non potrei contare le volte che mi sono arresa, non basterebbero dieci mani.
Io che combatto ogni giorno per svegliarmi da questa assenza assurda.
Io che, se potessi, starei immobile quanto lei per sempre, accanto ad un libro, ascoltando una bella canzone.
Io, di sensi e di passioni, di sensi di colpa e di pensieri, rinchiusa nel margine della mia pagina, la solita, ancora da scrivere. E queste maledette anafore, che un significato l'avranno.
Accorgermi d'un tratto di aver toccato con la destra la mano sinistra, accorgermi di aver guardato due occhi con i miei occhi, davanti ad uno specchio che ha riprodotto le movenze delle mie labbra, quando con aria rassicurante, ho detto a me stessa "non rinunciare alla vita".
Di gusti, di odori, di vittorie, di tentativi.
Sciocchezze, ricchezze.
4 commenti:
Elogio della cecità?Rendere gli altri sensi più ricettivi per colmare la carenza od abituare le pupille a mondi mene accessibili?Dopo la fase dei "perchè", arriva senpre anche quella del "petting": mai disperare.
Sono capitata qui ieri per caso e non sono riuscita a resistere oggi: sono tornata.
C'è un'atmosfera speciale. Bellissime parole, è tutto molto suggestivo.Sarò qui ancora, presto :)
Talvolta guardarsi dall'esterno può essere illuminante...Scoprire quale percezione hanno gli altri di ciò che invece intendevamo trasmettere..spesso c'è una grande differenza tra le due cose...O scoprire ciò che non riusciamo ad ammettere a noi stessi...Torna quando vuoi.
Accolti col sorriso. Un sorriso contagioso, spero.Le vostre parole rinnovano i miei pensieri e li indirizzano nel corretto senso di marcia. Rinnovano la motivazione della mia penna.Benvenuti!
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