Si poggiava – lieve –
come polline disfatto, e
sulla pelle
– odorosa di mare –
la promessa mia di
cercar nutrimento.
Mi avvolgevo
- occhi chiusi –
come venere di bellezza altra, e
tra le lenzuola
- pulite di affanni –
ero desiderosa di dar respiri.
Si poggia
- forte e superfluo –
il fiato tuo sulle mie braccia, e
tra le stanze vuote,
per ritrovar quel senso
che pensavo ormai corrotto.
Mi avvolgo ora
– occhi aperti –
in coperte calde di sabbia,
per ritrovar
di quel mare la sua – tua –
bellezza primitiva.
2 commenti:
è una bellezza primitiva
le stanze vuote si riempiono di fantasmi ricordi.
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