giovedì 4 dicembre 2014

Stoffa bianca








Poi il rumore dei suoi passi si sentiva in lontananza. Brevi, veloci. 
Era forse solo un miraggio, quell'immagine di sagome e ventiquattrore aperte sul pavimento, e libri e cassetti ancora aperti, e tavole imbandite di cibo e fiori - di fiori -. Era un tempo, quel tempo, di gomitoli districati e non da districare. Di piante rigogliose da non innaffiare. Finestre aperte, tanto fuori non c'è che sole. 
Ieri ho sentito i suoi passi. Avvicinarsi di soppiatto come fa il futuro. E ieri non è stata che una cerniera a chiudersi. Io, sarta dalle mani ferite e il cuore pure. Lei, la vita, tessuto caldo eppure scucito, strappato. Come mancasse ancora un drappo. Ne ho cercati, prima d'ogni altro posto, nei cassetti di questa memoria. A ricordar se davvero c'è stato un momento, prima d'oggi, in cui 'sto vestito si è irrimediabilmente strappato. Ne ho cercate di stoffe, pure nel presente. E ad ogni gesto mio di ricerca, il tempo s'è fermato. 
Ieri, per questo, altro non è stato che cerniera. Tra ciò che è stato e quel che è. Ieri, ancora una volta e per la prima volta, ho stretto nel pugno un cuore intero che da solo batteva anche per me. Come cerniera, uno spartiacque fermo oltre il quale non posso più guardare. Cerniera che chiude al passato, ferita rimarginata che corre sempre il rischio di riaprirsi. Di mostrarmi. Io, sarta dalle mani tremanti - sarta dalle mani amanti -. Ago e filo i soli strumenti. Una trama da cucire ed una da inventare. 

Stoffa bianca, la mia vita. Carta bianca, questa vita.


(Di un compleanno festeggiato.
Del mio compleanno, finalmente, goduto.)

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