mercoledì 6 marzo 2013

Vedemmo Amore scritto su di un foglio


(Non saperlo scrivere. Perdere il filo e non ritrovarlo. Tutto è scritto. Non nel destino, ma sui miei fogli.)



La linea della mano da intuire – quale sia la traccia che lascia, da dove nasca, dove poi giunga. I destini come corde ad intrecciarsi -  sguardi che prendono la forma delle mani, si legano, sovente, alle intenzioni dell’altro. Era Maggio: germogliavano i ricordi di un futuro anni prima ipotizzato. La nascita di un futuro nel passato, l’ossimoro che è antitesi sincronica, logica, coerente. Nuova treccia di iridi, colori complementari a fondersi in miraggio: vedemmo Amore scritto su di un foglio, scoprimmo di saper leggere insieme – nello stesso istante – un termine universale e polisemico, del quale mai conoscemmo un solo senso. Era Marzo: incastri oltre la pelle di carne e indugi vari, la scoperta che è l’illusione a fare da croupier, la certezza che se la fortuna non ti guarda è perché non l’hai guardata tu. 

- Sei stanca? Sei più bella quando ridi. -
- E’ stata una giornata dura. -
- Ti faccio un caffè. -
- Meglio del tè, hai del tè? -

E allora tra i vapori, in quello stesso istante, la vista era annebbiata e la razionalità pure. Disegnavo su di un foglio volti buffi, api e fiori, cani e gatti, e ogni tratto di matita pareva una nuova linea della vita. Il sudore della notte sfidava i sensi, non sentivo altro che caldo. Alla luce fioca dell’abat-jour guardavo la mia mano come fosse una cartina: quale strada prendere era solo una scommessa, vi sarà comunque quella deviazione, pensavo, quello scombussolamento inevitabile, quel dover decidere se andare o rimanere. E ricordavo ancora una notte di Novembre, quando altri occhi promettevano così come Giuda baciava. Perché guardarsi le mani è volgere lo sguardo a tutto ciò che è stato fatto e detto, il dimenticatoio che dimenticatoio non è mai, il cassetto dei segreti che da piccola serravi con la chiave e da grande vorresti non aver aperto mai.

- Perché ti guardi le mani? -
- Qui c'è scritto ciò che sono, ciò che ho avuto, ciò che per sempre è perduto. -
- ...e ciò che ancora non hai avuto. -

La linea della mano da intuire. La guardai, ancora confusa a ritrovar la strada persa, voltare a destra e incrociarne - proprio come fa il destino - un’altra, incisa sullo stesso palmo – che corre sulla stessa linea del (mio) tempo -. Un nuovo sguardo da fondere col mio, una nuova illusione, una nuova mappa e una nuova passione. Nuovi incastri di iridi.

E allora risi. E risi forte. E risi tanto.

- Sì, sei bellissima quando ridi -

E vedemmo Amore, come un miraggio, comparire proprio lì sul mio palmo.

8 commenti:

Flyinlife ha detto...

Com'è generoso il tempo, a levigarci le ferite e donarci occhi nuovi per guardare ai ricordi... sei bella, è vero.

Guido Mura ha detto...

Bel pezzo, eteronima, e bella anche la musica: assomiglia un po' alle improvvisazioni che facevo al piano, tanti anni fa.

Eteronima ha detto...

Fly: guardare ai ricordi e al presente, con occhi nuovi e nuove speranze. Generoso e un po' bastardo, il tempo, ché quando corre dovrebbe andar piano e quando cammina adagio sarebbe meglio corresse. Ma sono qui, ora. Ed il presente è migliore di come lo immaginavo. Felice di (ri)leggerti, felicissima.

Eteronima ha detto...

Guido: Bello, il piano. E bello sarebbe per me saperlo suonare. Grazie, Guido, è sempre un piacere sapere che mi leggi.

Hally Lou ha detto...

Sto qui. Immobile. A guardare il palmo della mia mano.
Mi hai ricordato dell'Amore.
Grazie, Eteronima.

Eteronima ha detto...

Me ne sono ricordata anch'io, sai? Un abbraccio, Hally cara.

asophia ha detto...

le mani ....
lievi, da cotanto ardore ... blandiscono le incantate spoglie ...

bellissimo post.
musicale ...

Eteronima ha detto...

Già, le mai. Quanto direbbero, se potessero dire. E quanto ancora hanno da fare, da vedere, da toccare.
Un piacere riaverti qui.

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