martedì 13 dicembre 2011

La notte che non mente





"Guardami".
Milioni di sguardi in un momento.

Sceglievo la notte, per decifrare i messaggi della sua assenza. Sceglievo l’assenza, dietro volti e parole, per sfuggire alle promesse. Sceglievo ancora la notte, dietro i riflettori delle sue attenzioni, e scivolavo poi lentamente nel sonno, per dar pace ai pensieri. Figli di niente, fini a sé stessi. 
Srotolavo le attese, come gomitolo da riavvolgere poi. Nell’attendere, che pure era piacere, incanalavo le aspettative nella vena del niente, come flusso forte e arrabbiato che non ha sgorgo, né sorgente. Figlio di niente. Perché niente è al principio del darsi per necessità, che mi accompagnava prima, e che pure mi accompagna ora. 
Per paura nascondevo le mani, come se amare significasse necessariamente toccare. Ma con gli occhi, con gli occhi noi ci davamo di più. E bastava abbassare lo sguardo per incontrare il suo in un riflesso di luce, per ingannarsi di nuovo e avvicinare le mani. Perché amarsi è un inganno, e guardarsi diventa sempre una bugia. Ma la notte, lei non mente, ché a parlare son solo voce e pelle.

Mi dicevi "Guardami".
Ed io vedevo milioni di occhi in un solo sguardo.

Inciso negli occhi ora ho un graffio, e sotto le unghie vernice. Frammenti di pareti a cui mi aggrappai. Sotto le unghie la terra, della strada consumata nel tempo. Sulla bocca, sulla bocca ora ho un altro sapore. Nella mente, sforzi e desideri contratti. Di mani che non son le sue, ogni notte. Di occhi che non sono i suoi, ogni giorno.
Ma scelgo ancora la notte.

Per non raccontarmi più bugie.

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