mercoledì 9 novembre 2011

Alla distanza (delle banalità)










Lo senti? Il singhiozzare delle note, il loro poggiarsi, tra una pausa e l’altra, sul costato. Senti premere? Senti?
Mi regalasti una canzone in un giorno di pioggia. E si annodavano – lacci saldi ad incastrare le pelli nostre – i miei La alle gocce che, piano, toccavano la terra. Come a svelare improvvisamente un segreto, quel tlin che fa dell’acqua il suono della riscoperta. Scoperta era il tuo viso, primo piano della scena - perduta- , l’ultima, di un film. Il dettaglio poi, il dettaglio delle ciglia, inarcate dall’incertezza, precedeva l’immagine ancora nitida della pioggia sullo sfondo. L’incertezza. Di me che levigavo le note per farle rotolare bene sulla schiena, brivido buono, caldo. Di me che inventavo un movimento per le dita, che nell’aria si perdevano a cercar appiglio.
Per non toccarti ancora, per non sfiorarti mai.

Lentamente allungasti una mano, con l’intento di bagnare il palmo e di assorbire poi, sulla linea della vita, quel frammento che. Quel frammento che è altra vita. Così piccolo. Eppure litri di acqua riempivano le tasche del giorno, e la notte, curva su sé stessa, attendeva esausta una carezza.Da lontano, mi dicesti guardando la goccia sul palmo, da lontano tutto è così piccolo.Che non sia un invito alla curiosità, ad aver fame, sempre, delle cose che non ci appartengono. Che non sia un nuovo invito alla riscoperta, la prospettiva deformante che fa di un uomo, alla distanza, un puntino nero, immobile. Che non sia un invito a scoprire cosa c’è - sapendo che c’è – tra quel puntino e l’immagine di te, che invece è definita.
Lo senti? Il singhiozzare dei giorni che piangono, in questo Novembre che non splende mai? Lo sento io, e non lo piango. Lo sento e lo sfido, ché un sole buono ci sarà.

Mi regalasti una canzone in un giorno di pioggia, avevi tra le mani un po’ di vita –sulla linea della vita-, ti vedevo andare via a pugni chiusi. Ti vedevo, da lontano, mentre la pioggia smetteva di suonare.

Per non toccarti ancora, per sfiorarti poi.

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